KitzbuehelUn gigante che richiede ogni anno il suo tributo di dolore e rischio. Una prova epica, da mito greco e dintorni. Ecco la Streif al cui cospetto si fanno tutti piccoli. Fino a qui la leggenda, ma quando di mezzo c'è un ragazzo che lotta non per un podio, ma per la vita, allora forse è più facile provare ad atterrare coi piedi per terra e domandarsi quale sia il senso di una gara stupenda, sì, ma pericolosissima, che due giorni fa ha mandato in coma l'austriaco Hans Grugger, ancora gravissimo.
A chiederselo, rompendo schemi ed etichetta da dopo gara è stato proprio Ivica Kostelic che ieri ha vinto in superG davanti ad un altro austriaco Georg Streitberger e al norvegese Aksel Lund Svindal, perché the show must go on e anche ieri la Streif richiedeva un podio col suo vincitore. Chi vince di solito tace, ma non "Ivo il divo" alla sua quinta vittoria consecutiva (il primo sigillo in velocità) in meno di venti giorni, e in tre discipline diverse. «Dopo Senna ci fu un terremoto nell'automobilismo - ha detto Kostelic ancora a caldo -: qui invece, nonostante alcuni progressi sulla sicurezza, non vedo modifiche a quel salto e mi domando che senso abbia gareggiare». Al di là del funesto paragone, il messaggio è chiaro. Siamo sciatori, il nostro mestiere è la velocità, gli straordinari sono il rischio, ma non ci deve essere contratto che preveda il peggio.
Grugger è stato operato per ridurre le prime emorragie, ha passato la notte, stabile ma grave. Il suo volo nella Mausefalle - letteralmente una trappola per topi - un condominio di 4 piani, con l'85% di pendenza, che gli atleti passano in salto poco dopo l'uscita dal cancelletto, quando sono però già lanciati a 80 km orari, è rimasto impresso nella testa di tutti. Gli azzurri hanno chiuso fuori dai dieci, e ieri si è salvato per un soffio di bravura e fortuna Benni Raich nello schuss finale, lo stesso dove nel 2009 finì in coma Daniel Albrecht che solo ora sta tornando lentamente a sciare. L'anno prima era toccato ad Andreas Buder, ancora nel salto iniziale, e a Scott McCartney che aveva tagliato il traguardo inerme come un burattino.
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