Super-vertice a Francoforte contro la crisi

La première dame Carlà in clinica, causa parto ormai imminente. E lui, Nicolas Sarkozy, che sale sull’Air Force One tricolore. Destinazione, Francoforte. Le decisioni prese nel pomeriggio dal presidente francese danno l’esatta misura dell’emergenza che ha convinto Francia e Germania a convocare ieri un super-vertice contro la crisi. Approfittando della cerimonia in onore di Jean-Claude Trichet, che a giorni lascerà la guida della Bce a Mario Draghi, i due Paesi leader in Europa hanno dato vita nella città tedesca a un vero e proprio summit allargato, cui hanno preso parte anche i principali esponenti della Commissione europea, lo stesso Trichet e il suo successore, Mario Draghi, oltre al direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde.
Il tempo, d’altra parte, sta per scadere. Con il summit dei capi di Stato e di governo Ue ormai alle porte (si terrà alla fine della settimana a Bruxelles e vi parteciperà anche la Lagarde), un’intesa sulle ricette contro la crisi del debito deve ancora essere trovata. «La situazione sta peggiorando - ha avvertito il presidente dell’esecutivo comunitario, Hermann van Rompuy - bisogna agire in fretta. Domenica prenderemo le decisioni richieste sulla ricapitalizzazione delle banche». Ma è sull’altro fronte caldo, quello relativo al fondo salva-Stati Efsf, che si naviga ancora a vista. Ieri il Guardian ha rilanciato l’ipotesi di un accordo franco-tedesco per rafforzare l’Efsf dagli attuali 440 miliardi di euro fino a 2mila miliardi attraverso la leva finanziaria, e di una convergenza anche sul nodo-banche con l’innalzamento dei loro coefficienti patrimoniali al 9%; poi, altre indiscrezioni - in seguito smentite - hanno attribuito al ministro tedesco della Finanze, Wolfgang Schaeuble, l’idea di un potenziamento del paracadute europeo a 1.000 miliardi. Le Borse, tutte in rialzo (+2% Milano, la migliore) e con i titoli bancari in evidenza nonostante il taglio del rating della Spagna da parte di Moody’s, hanno mostrato di credere in una soluzione, ma in realtà le cose sarebbero un po’ più complicate.
Certo Sarkò non avrebbe lasciato sola la moglie partoriente se i tasselli del mosaico della crisi fossero già tutti incasellati. E infatti, un portavoce delle Finanze tedesche ha spiegato ieri che le discussioni, «intense, non sono ancora terminate». La liaison tra Parigi e Berlino sembra meno salda di quanto si pensi. La Francia continua a spingere per trasformare il fondo salva-Stati in una banca per utilizzare meglio l’effetto-leva, ma il governo tedesco e la Bce si oppongono. E se nei giorni scorsi Angela Merkel si era mostrata scettica sulle possibilità di giungere a un accordo nel summit di domenica (punto di vista ribadito ieri), a Parigi diversi parlamentari hanno dipinto un quadro anche più allarmistico. «In Germania la coalizione è divisa su questi temi, e non c’è solo la Merkel da convincere», ha riferito il deputato del Nouveau Centre, Charles de Courson. Sarkozy «spera di trovare una soluzione, ma se per domenica non ci fosse - ha proseguito Courson citando il presidente - potrebbe crollare tutto».
La cautela tedesca è giustificata anche da una situazione congiunturale meno brillante rispetto a qualche mese fa. Il rallentamento globale dell’economia è destinato a ripercuotersi su un Paese export-oriented come la Germania. Costretta, non a caso, ad abbassare le stime di crescita del Pil 2012 all’1% dall’1,8% stimato in precedenza, mentre per l’anno in corso le stime sono state rialzate dal 2,6% al 2,9%. Il malumore dei tedeschi, già poco convinti della necessità di salvare i Paesi meno virtuosi, rischia dunque di aumentare.

La riforma dei trattati dell’Unione europea «non può essere tabù», se si tratta di migliorare la risposta alla crisi del debito sovrano, ha spiegato la Merkel. Una riforma che potrebbe aprire la strada agli Eurobond, senza i quali, ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la crisi «può diventare catastrofica».

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