La superholding sempre al centro di risiko finanziari

da Roma

Autostrade sta per diventare un gruppo di diritto spagnolo? Si pensa alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per mantenerne l’italianità. Il futuro di Telecom è incerto? Il consigliere di Palazzo Chigi, Angelo Rovati, inventa «artigianalmente» un business plan che prevede l’acquisizione delle infrastrutture di rete fissa da parte della Cdp.
Dall’insediamento del governo Prodi l’ente pubblico trasformato in spa dall’ex ministro Giulio Tremonti è stato più volte protagonista dei rumors (puntualmente smentiti) riguardanti le maggiori partite finanziarie in corso. Ma che cosa fa la Cdp? Il cambiamento di natura giuridica, stabilito da un decreto legge del dicembre 2003 che ha favorito l’ingresso delle Fondazioni ex bancarie nel capitale con il 30%, non ne ha modificato le finalità di interesse generale perseguite sin dalla sua fondazione nel 1850: favorire gli investimenti pubblici finanziando gli enti locali sia attraverso la raccolta del risparmio postale che tramite emissioni obbligazionarie. Dall’inizio del 2006 Cdp ha incorporato anche Infrastrutture spa, una società creata dal governo Berlusconi per scopi similari.


Ma dei circa 2 miliardi di euro di margine di intermediazione (ricavi) registrati dalla Cassa nel 2005 ben 925 milioni sono giunti dai dividendi da partecipazioni. Cdp controlla infatti il 10% di Eni, Enel e StMicroelecronics e detiene il 30% di Terna (la rete elettrica) e di Poste Italiane. Le quote sono frutto di conferimenti da parte del ministero dell’Economia .

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