SuperMario ora prova a indorare la pillola «Fisco amico e più equo»

RomaMonti tira dritto: alla manovra lacrime e sangue toglie qualche goccia a pensionati e famiglie ma di fatto l’impostazione resta quella. Ieri il premier ha rischiato di rimanere impantanato nelle richieste dei partiti, tanto che la sua audizione in Commissione Bilancio di Montecitorio, per presentare i ritocchi del governo, è slittata più volte. Indetta alle 15.30 è stata poi spostata alle 16.30, per poi essere nuovamente prorogata alle 20, quindi fissata alle 22. A quell’ora, il premier ha illustrato la sua manovra: «Siamo in grado di accogliere suggerimenti per rafforzare l’equità del decreto “salva Italia”», ha detto. Monti ha ricordato che le maggiori entrate sono «strutturali» e poi ha punto: «Basta coi luoghi comuni del “pagano sempre i soliti noti”. Al contrario, abbiamo individuato “nuovi noti”».
Una piccola sberla alla sinistra e alla sua richiesta di patrimoniale: «Se il governo l’avesse fatta ora avremmo abbaiato ma non morso e ci sarebbe stata una fuga di capitali», ha detto. «Abbiamo introdotto una sorta di patrimoniale possibile». E sulle tasse: «Altro che fisco repressivo! Con la manovra il fisco diventa “amico”. L’Agenzia delle Entrate ritiene che con la tracciabilità delle transazioni otterrà grandi risultati. Il governo non vuole promuovere un fisco repressivo, ma al contrario la strumentazione efficiente a disposizione dell’Agenzia delle entrate è di per sé un forte elemento di deterrenza che favorirà l’adesione spontanea del contribuente».
Questo a tarda sera, ma il pomeriggio è stato un calvario di estenuanti trattative per trovare la quadra. Il premier ha fatto un giro di consultazioni con Pdl, Pd e Terzo polo, accompagnato dal ministro Piero Giarda, vero regista della trattative. Sotto il suo braccio i dossier più spinosi. A tutti, in sostanza, Monti ha ribadito la linea espressa nei giorni scorsi: sono aperto a considerare piccole modifiche ma non basta garantire il saldo zero perché servono misure strutturali e su questo non posso cedere.
Così, ieri il premier ha affrontato gli ultimi nodi, legati principalmente alle pensioni, all’Imu, alle liberalizzazioni e alla questione della vendita dei medicinali di fascia C nelle parafarmacie, sul quale lo scontro è stato aspro. Sul capitolo previdenza il Pdl ha puntato all’introduzione di un prelievo del 25% come contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 200mila euro (le cosiddette pensioni d’oro) per poter limitare il colpo alle pensioni minime. Il contributo di solidarietà è sceso al 15% ma nel maxi-emendamento s’è in ogni caso stabilito che nel 2012 ci sarà la rivalutazione automatica dell’Istat per tutte le pensioni fino a tre volte l’assegno minimo (pari a 1.405 euro lordi mensili). In compenso i soldi per garantire maggiormente le pensioni minime sono arrivate dall’innalzamento dall’1,5% (che dava un gettito di due miliardi) al 2% del prelievo sui capitali scudati, come richiesto dal Pd. E per far cassa è comparso pure una tassa dello 0,76% per gli immobili detenuti all’estero.
L’altro nodo ha riguardato l’Imu con la richiesta, sempre targata Pdl, di introdurre degli sgravi ai proprietari di casa se con a carico uno o più figli. Richiesta accolta con detrazione iniziale di 200 euro, aumentata di 50 euro per ogni figlio residente, ma comunque non superiore a 400 euro. Una sorta di quoziente familiare che ha fatto sorridere anche il Terzo polo, in particolare l’Udc.
Ma oltre ad essere tirato per la giacchetta dai partiti, Monti ieri ha assaggiato anche le difficoltà di colpire gli interessi corporativi. Sulla questione delle liberalizzazioni lo scontro ha riguardato le farmacie. La proposta del governo è quella di permettere la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta anche nelle parafarmacie e nei supermercati. Apriti cielo: la Federfarma è scesa subito sul piede di guerra: «A fronte della totale chiusura del governo, le farmacie sono costrette loro malgrado a una reazione molto pesante: la chiusura». E c’è già la minaccia di sciopero per lunedì prossimo. Ma anche tra i partiti, trasversalmente, in molti hanno arricciato il naso per questioni personali come la finiana Chiara Moroni, la madre è farmacista e farmacista lei stessa. Lobby scatenate, insomma.

Slitta invece la liberalizzazione dei taxi. Ma solo temporaneamente perché il governo starebbe pensando di creare entro sei mesi una nuova authority, «per la mobilità», sotto cui far ricadere l’intero settore dei trasporti.

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