Supermercati vendono ancora sacchetti di plastica «scaduti»

Supermercati vendono ancora  sacchetti di plastica «scaduti»

Dal 1° gennaio, ufficialmente, i sacchetti di plastica - comprese le classiche «sportine» della spesa - sono al bando. Ma a Genova, dove le principali catene di supermercati hanno già adottato i sacchetti biodegradabili da alcuni mesi, altri gruppi della grande distribuzione si avviano ad esaurire le scorte per adempiere alla norma, ma c’è anche chi, ieri mattina, alle casse, continuava a vendere quelli «fuori legge» a 5 centesimi l’uno. È successo in un supermercato di una grossa catena, in cui i sacchetti in corso di esaurimento sono stati venduti (e non regalati come previsto).
Diverso, come si diceva, il caso dei principali marchi della grande distribuzione che si sono adeguati da tempo alla normativa. Coop Liguria dall’11 ottobre dello scorso anno propone esclusivamente buste per la spesa riutilizzabili o shoppers biodegradabili al 100 per cento. I vecchi sacchetti vengono rimpiazzati da buste in amido di mais «usa e getta», borse in stoffa di cotone sempre riutilizzabili, e buste in mater-bi, una pellicola comunque biodegradabile. Carrefour Express, dal canto suo, propone ai clienti i sacchetti ecologici già dalla primavera 2010. Inoltre: Lidl, a partire da ieri, ha adeguato la propria catena, mentre Basko promette i sacchetti ecologici entro 10 giorni da oggi.
Ma arrivano, intanto, anche le lamentele dei consumatori sulla reale efficienza dei nuovi «shoppers». «Sono più cari e meno resistenti» mugugnano molti consumatori genovesi. Il costo dei nuovi sacchetti è di circa 10-15 centesimi, contro le vecchie buste di plastica che ne costavano 5. Un rincaro, dunque, del 100 per cento che potrebbe far lievitare di circa 30 euro all’anno il costo totale della spesa annua per famiglia.


In attesa dei decreti attuativi del governo, il Comune di Genova sta valutando l’opportunità di predisporre con un’ordinanza delle sanzioni per le attività commerciali inadempienti. Nel frattempo, però, alcuni produttori di sacchetti di plastica spiegano di «avere ancora delle scorte e di dover sostenere costi eccessivi per la riconversione delle linee di produzione».

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