La supersquadra del flop mondiale

Claudio De Carli

«Non so perché sono qui, ma era meglio se non c’ero». Non è stato facile ricavare la top eleven delle superpippe mondiali, in tanti pretendevano una maglia, fatti, non parole. Gente arrivata al mondiale carica di sentimenti e tornata a casa all’inglese come l’arbitro Poll, l’uomo che ha trovato una nuova via per salvare questo calcio malato: la svalutazione del cartellino giallo. È stata una mossa a sorpresa: in Australia-Croazia lo ha estratto tre volte a Simunic prima di espellerlo. Revival di tre corner un rigore, offeso ha annunciato il suo ritiro. Uno così merita un’assistenza adeguata: Ramirez-Vergaria, ma il merito va soprattutto al primo. L’insensibile messicano Ramirez in siesta non ha segnalato all’arbitro Archundia che la palla di Vieira in Francia-Corea del Sud, supera nettamente la linea di porta. Al momento è l’unico gol del mondiale che non entra nei tabellini, nel suo piccolo un primato da non sottovalutare e che i soliti pomposi francesi non hanno apprezzato.
Portieri: livello dignitoso, se la sono giocata l’ecuadoriano Mora e il ghanese Kingston ma ha trionfato saponetta Kalac. La critica più leggera al ct Hiddink è stata quella di aver deciso di giocare senza portiere, nella più autentica tradizione olandese. Kalac messo in campo a sorpresa, si è inventato un autogol curiosamente attribuito al croato Kovac. Kalac non ha gradito e non ha più giocato. A livello reparto la difesa della Serbia Montenegro merita un dieci, come il numero dei gol subiti. Su tutti il pallavolista Dudic. Compie il suo capolavoro al 35’, la Serbia è in vantaggio di due reti contro la Costa D’Avorio e lui non ci sta: colpisce la palla di mano in plean air, rigore, rimontona africana, Costa D’avorio 3, Croazia 2, tutto bene. Giusto affiancarlo a Tomas che sempre in Australia-Croazia mette a segno una doppietta con la mano. La prima è rigore, la seconda Poll non la vede e gli fa crollare un primato a cui teneva moltissimo. Fa reparto con l’angolano Jamba che ricicla in Speedy Gonzales il maturo Figo, e l’olandese Boulahrouz che stende definitivamente Cristiano Ronaldo, poi colpisce al mento sempre Figo: quattro arti un mulino a vento. Centrocampo di classe, anche qui difficile la selezione, Kuami Agboh è la stella del Togo, salta la prima fra mille polemiche, gioca la seconda con la Svizzera e Pfister lo toglie dopo 26 minuti capendo come mai la federazione del Togo non vuol pagare premi ai suoi giocatori. Accanto e centrale il simpatico Shunsuke Nakamura, la vera delusione dell’estremo Oriente non per quello che ha fatto ma per quello che non ha saputo fare. Lo affianca il simpatico Polak, il ceko che contro di noi si prende due gialli in meno di 45 minuti e ci spiana la strada alla qualificazione nel girone. A uno così non si poteva non dare una maglia. Davanti è stata battaglia. Ibrahimovic si è offeso, anche Larsson, ma le maglie da titolari sono andate a Kezman, Yanagisawa e al vecchio Ali Daei che va per i 38, è al comando della classifica dei cannonieri del calcio internazionale con 108 reti con la maglia dell’Iran, ma qui non ce l’ha fatta e probabilmente verrà fermato dai medici di Ahmadinejad. Kezman resta l’eterna luce mai accesa dopo che dal Partizan andò al Psv in cambio del rifacimento dell’impianto elettrico del Maracanà di Belgrado.

Yanagisawa in piena area è riuscito a calciare sulla bandierina a porta sguarnita e tutti hanno detto: questo lo facevo anch’io. Infine Arthur Coimbra in arte Zico, O’ Galinho. La panchina delle superpippe è sua d’ufficio: «Persona stupenda - hanno detto in Giappone -, peccato non sappia allenare».

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