Nel suo primo discorso in Israele Benedetto XVI ha chiesto una pace giusta che ponga fine al conflitto israelo-palestinese e una patria «all’interno di confini sicuri» per entrambi i popoli. Non ha pronunciato la parola «Stati», ha parlato di «patria» («homeland» nel testo originale inglese) ma il senso della frase era sicuramente quello.
«Gli occhi del mondo sono sui popoli di questa regione – ha detto Ratzinger all’aeroporto di Tel Aviv, avendo schierato davanti l’intero governo israeliano – mentre essi lottano per giungere ad una soluzione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. Le speranze di innumerevoli uomini, donne e bambini per un futuro più sicuro e più stabile dipendono dall’esito dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi». «Supplico quanti sono investiti di responsabilità – ha aggiunto il Papa - ad esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta alle enormi difficoltà, così che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti». Il presidente Simon Peres aveva salutato Benedetto XVI parlandogli in latino: «Ave Benedicte princeps fidelium, qui visitat Terram Sanctam hodie». E gli aveva detto che in Israele le diverse comunità religiose sono libere di professare il loro credo e tutelate. Il Papa insiste du questo: «È mia fervida speranza che tutti i pellegrini ai luoghi santi abbiano la possibilità di accedervi liberamente e senza restrizioni, di prendere parte a cerimonie religiose e di promuovere il degno mantenimento degli edifici di culto posti nei sacri spazi».
Nel pomeriggio, prima della visita allo Yad Vashem, Benedetto XVI ha fatto una visita di cortesia a Peres nel palazzo presidenziale. Tra gli invitati al ricevimento anche il fondatore della Geox Moretti Polegato. Ratzinger ha parlato della sicurezza, spiegando che essa si ottiene solo promuovendo la giustizia e la pace. E non violando mai i valori e i diritti umani universali. Accenno velato alle sofferenze del popolo palestinese.
Un incidente ha turbato l’ultima tappa della giornata papale, l’incontro interreligioso presso il centro Notre Dame di Gerusalemme. Lo sceicco Taysir Tamini, giudice supremo di Palestina, che già nel 2000 aveva messo in imbarazzo nella stessa occasione Papa Wojtyla, ha preso la parola, questa volta senza che il suo intervento fosse previsto, e ha lanciato un durissimo attacco contro l'occupazione israeliana dei Territori, contro il muro, contro le limitazioni di movimento imposte ai palestinesi, e contro la guerra a Gaza. Lo sceicco ha parlato nell’imbarazzo dei presenti, mentre due esponenti ebraici lasciavano la sala e il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, che non è riuscito a impedirgli di parlare, ha cercato dopo qualche minuto di fermarlo. Tamini ha parlato in arabo, e Ratzinger durante il suo intervento, ha scambiato qualche parola con il Segretario di Stato Tarcisio Bertone, seduto accanto a lui.
Oded Wiener, direttore del Gran Rabbinato d'Israele, ha definito l’episodio «vergognoso» e «imbarazzante per la delegazione cristiana».
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