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In Svezia manovre contro il Papa: «Ha mentito»

In Svezia manovre contro il Papa: «Ha mentito»

RomaDalla Svezia riesplode il caso Williamson e questa volta nel mirino dell’attacco finisce direttamente Benedetto XVI, accusato nientemeno di «aver mentito». L’ennesima bordata contro Papa Ratzinger è programmata sul canale televisivo pubblico svedese Svt per questa sera. L’emittente era la stessa che lo scorso gennaio, a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto con il quale la Santa Sede revocava la scomunica comminata nel 1988 ai nuovi vescovi consacrati da monsignor Marcel Lefebvre senza il mandato pontificio, aveva trasmesso l’ormai tristemente famosa intervista a Richard Williamson, il prelato lefebvriano negazionista sulle camere a gas naziste. Ora Svt ha annunciato un seguito della storia, alzando il tiro e prendendo di mira direttamente il Pontefice, sostenendo, sulla base delle dichiarazioni di un cardinale e del vescovo di Stoccolma, che Ratzinger in realtà non poteva non sapere. Nel trailer che annuncia il programma, una voce femminile fuori campo commenta: «Lo scorso inverno la Chiesa cattolica è stata scossa dall'intervista fatta con il vescovo Richard Williamson. Il Papa e i cardinali incaricati assicurarono il mondo di non aver saputo dell’intervista, ma questo non è vero». E subito rilancia un passaggio delle dichiarazioni rilasciate all’emittente dal vescovo cattolico di Stoccolma, Anders Arborelius, il quale assicura di aver avvisato il Vaticano delle parole negazioniste: «Da parte nostra, abbiamo passato l’informazione al rappresentante del Papa». Il riferimento del vescovo Arborelius è al nunzio apostolico Emil Paul Tscherrig.
Il programma, informa il sito Rorate Caeli, comprenderà pure un’intervista al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, effettuata durante la sua visita al festival di corali «Pueri Cantores» a Stoccolma, nel luglio scorso. Kasper avrebbe spiegato che, subito prima della revoca della scomunica, non aveva ricevuto alcuna informazione interna dal Vaticano in merito al provvedimento, ma che egli stesso era a conoscenza delle posizioni estremiste del vescovo Williamson. È evidente che questa volta l’obbiettivo delle critiche non è più la Fraternità San Pio X né la revoca della scomunica. Nel mirino c’è la Santa Sede e in particolare la persona del Papa. In una nota della Segreteria di Stato, pubblicata il 4 febbraio 2009, si affermava che le parole negazioniste di Williamson non erano «conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica». Benedetto XVI, nella lettera da lui inviata ai vescovi di tutto il mondo, riguardante questo caso Williamson, aveva scritto: «Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica». E aveva aggiunto: «Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’Internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie». Con la lettera, sincera e coraggiosa, Benedetto XVI, che non era stato avvisato dell’intervista sulle camere a gas rilasciata da Williamson, si era assunto tutte le responsabilità del caso che sarebbero dovute ricadere sui suoi collaboratori. Ma ora la tv svedese, secondo quanto annunciato nel trailer, lo accusa di aver mentito. «Il Papa ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’intervista al momento della revoca della scomunica, è ovvio che ha detto la pura verità», spiega al Giornale il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi.
Due giorni prima della pubblicazione del decreto di revoca, e un giorno dopo la messa in onda dell’intervista, i cui contenuti erano stati anticipati dal tedesco Der Spiegel, alle 17.30 del 22 gennaio in Segreteria di Stato si erano riuniti per discutere il caso i cardinali Tarcisio Bertone, Giovanni Battista Re, William Levada, Claudio Hummes, insieme all’arcivescovo Coccopalmerio e al Sostituto Filoni.

In quella sede fu deciso che il decreto non andava presentato alla stampa in quanto «di per sé sufficientemente chiaro».

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