da Lugano
Per andare in Svizzera non sarà più necessario mostrare la carta d’identità in dogana. Anche se la Confederazione non fa parte del club dell’Ue, la frontiera elvetica diventerà un confine interno dell’Unione Europea. Dunque, niente più controlli sistematici delle persone in dogana. Ieri gli svizzeri hanno, difatti, deciso di avvicinarsi ulteriormente all’Europa. Con il 54,6% delle preferenze, hanno detto sì all’adesione all’accordo di Schengen e anche al Trattato di Dublino che regola la cooperazione in materia di asilo politico. Un risultato, quello uscito dalle urne, di grande importanza. Dopo la doppia bocciatura franco-olandese della Costituzione europea, si temeva l’effetto contagio in Svizzera e una crescita dei sentimenti anti-europeisti. Invece il fronte del no ha incassato una sconfitta.
L’esito del voto è stato in bilico fino all’ultimo momento. Nelle ultime settimane, i sondaggi segnalavano un calo delle persone favorevoli a Schengen e Dublino. Ma alla fine la politica adottata dal governo federale nei confronti dell’Ue è stata avallata dai cittadini. I maggiori consensi sono venuti soprattutto dalle grandi città, come Berna, Ginevra, Zurigo e Basilea.
La Svizzera è in crisi: l’economia è stagnante e l’adesione al trattato di Schengen potrà avere un impatto positivo a livello economico. Favorirà la libera circolazione delle persone, facilitando gli spostamenti da e per la Svizzera di uomini d’affari, tecnici e dirigenti, che potranno muoversi liberamente da uno Stato all’altro senza dover sottostare a complicate procedure amministrative. Quasi mezzo milione di europei potrebbero beneficiare di questa possibilità che rappresenta un elemento in più che rende ancora più interessante la Svizzera agli occhi delle multinazionali. La Confederazione ha sempre puntato ad attirare imprese straniere, soprattutto italiane, sul territorio elvetico, facendo leva su un fisco meno vorace, servizi bancari all’avanguardia e una burocrazia più snella. Intensi sono gli scambi commerciali nello spazio europeo, soprattutto con l’Italia che è il secondo partner dopo la Germania. Scambi che troveranno nuovo impulso con Schengen soprattutto nelle zone di frontiera, in particolare tra Nord-Italia e Canton Ticino.
La Svizzera, poi, potrà beneficiare di maggiori strumenti per la lotta alla criminalità: grazie all’accordo, Berna potrà accedere al Sis, ossia la banca dati del Sistema informazioni di Schengen, oggi disponibile per i 17 Paesi che hanno aderito al trattato. Una banca elettronica in cui sono registrati oltre 11 milioni di dati su persone e oggetti ricercati. Finora tramite l’Interpol o altri organi di cooperazione, le autorità elvetiche erano costrette ad aspettare qualche giorno per avere queste informazioni, che d’ora in poi saranno disponibili nel giro di 15 minuti. Inoltre aderendo all’accordo di Dublino, la Svizzera potrà avvalersi della banca dati Eurodac, in cui sono registrate le impronte digitali di tutti i richiedenti asilo con un’età superiore ai 14 anni. In questo modo la Confederazione potrà collaborare con l’Ue nella lotta all’immigrazione clandestina.
Ieri Berna ha espresso soddisfazione per l’esito della consultazione. Anche da Bruxelles non sono mancate le reazioni. «A nome della Commissione europea accogliamo con piacere la decisione democratica dei cittadini svizzeri che hanno accettato l’accordo di associazione all’area di Schengen - hanno detto i commissari europei alla Giustizia, Franco Frattini, e alle Relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner -. La partecipazione della Svizzera al trattato rinforzerà la libertà di movimento delle persone. La ratifica degli accordi è un passo importante nei rapporti tra Svizzera e Unione Europea».
Un altro capitolo nelle relazioni tra Berna e Bruxelles sarà scritto il 25 settembre, quando gli svizzeri voteranno sull’estensione della libera circolazione delle persone ai Paesi dell’Est, entrati nell’Ue l’anno scorso.
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