Renato Brunetta è vittima di un paradosso. Prima accusato soprattutto a governo appena insediato - di essere troppo visibile e di fare una politica tutti annunci, poi condannato-ora che l’esecutivo Berlusconi non c’è più così come la sua carica da ministro - a vedere realizzati i suoi progetti da altri, con poche speranze che qualcuno gliene renda conto, se non, forse, i manuali di diritto. È anche vero che i frutti non li coglierà un estraneo. Il ministro della Pubblica amministrazione del governo Monti, Filippo Patroni Griffi, è stato anche il suo capo di gabinetto. E la scelta non sembra casuale. C’è da applicare una mole di provvedimenti, dove la riforma della pubblica amministrazione vera e propria occupa una parte importante, ma non è esclusiva.
Ma già in questi giorni- raccontano lettori - è capitato di sentire negli ospedali lodi ai benefici del certificato elettronico, con il merito attribuito all’esecutivo appena insediato. Eppure questa è una delle riforme di Brunetta che hanno fatto sentire da subito effetti concreti e misurabili. La certificazione delle malattie dei dipendenti pubblici devono essere trasmesse via telematica dal gennaio 2010. Nel giro qualche mese sono stati trasmessi circa 9,5 milioni di certificati. «Almeno nove medici di medicina generale su dieci usano abitualmente il nuovo sistema di trasmissione online». Missione compiuta anche nel privato, dove il nuovo sistema è in vigore dal dicembre 2010 e la quota del cartaceo inviato all’Inps si è ridotta a una percentuale residuale. Solo il 2% dei certificati classici, tutti gli altri arrivano per via telematica.
C’è chi scommette che con l’uscita del ministro economista alla fine si troverà il modo di tornare indietro sulla prima campagna che avviò appena entrato a Palazzo Vidoni, quella sulla trasparenza. Curriculum, retribuzioni e consulenze, tutte online nei siti dei ministeri, degli enti pubblici e delle amministrazioni locali - annunciò il ministro veneziano nel 2009. Oggi sembra quasi normale, ma tre anni fa fu bollata come una gogna qualunquista. L’unica gogna Brunetta l’ha imposta volontariamente a chi non ha fornito i dati, svergognato da comunicati stampa a cadenza fissa. Anche in questo caso i risultati si sono fatti sentire. Già nel 2009 erano online circa 300mila consulenze esterne alla pubblica amministrazione, per un valore di 1,4 miliardi. Nessuna condanna da parte del ministro Pdl. Anzi, la tesi di Brunetta è che le consulenze servano e che semmai gli eccessi dell’antipolitica a fare danni. Ma l’operazione trasparenza l’ha avviata comunque. Lo si deve a lui se si è scoperto che ci sono amministrazioni locali che pagano studiosi di lupi per ululare nei boschi e altre chicche del genere. Trasparenza anche sulle partecipazioni pubbliche. Brunetta ha scoperto un ginepraio pubblico privato sul quale ha fornito dati, sempre senza esprimere giudizi: «La PA partecipa a 2.365 consorzi e 4.741 società con 24.713 rappresentanti negli organi di governo». Per ora la «operazione trasparenza» regge. Con questo esecutivo sembra al sicuro; in futuro chissà.
L’ex ministro della funzione pubblica ha legato il suo nome alla guerra contro l’assenteismo nello Stato. Principalmente disincentivi economici ed inasprimento dei controlli medici per i dipendenti pubblici in malattia.
La riduzione delle assenze registrata, al febbraio 2011, era del 32%, che ha calcolato il ministero - «corrisponde a 65 mila dipendenti all’anno in più. Siamo riusciti - è stato il commento di Brunetta ministro - a portare le assenze nel pubblico impiego su livelli fisiologici, riallineando i tassi di assenteismo del settore pubblico a quelli del privato. È un successo che si traduce, per ogni cittadino, in una maggiore qualità e quantità dei servizi erogati da tutta la pubblica amministrazione».
Se chiedete a un giudice un giudizio su Renato Brunetta, otto volte su dieci non sarà del tutto positivo. Lo stesso ministro ha avuto modo di ricambiare, quando rispose a un magistrato che denunciava i problemi del suo tribunale, che sarebbe andato a verificare di persona il venerdì sera. Giusto per verificare se tutti stavano lavorando a ridosso del fine settimana. Eppure anche sul versante giustizia ci sono stati interventi amministrativi che hanno un po’ migliorato il disastro della giustizia civile per il quale siamo all’indice dell’Europa. Le comunicazioni tematiche nel 2010 sono cresciute del 350% (dalle oltre 100.000 del 2009 e quasi 500.000 inviate nel 2010). Gli «avvocati telematici», abilitati ai processi con comunicazioni via computer sono passati da 10mila a 23mila in un anno. Tra le eredità di Brunetta c’è quella delle class action.
Associazioni dei consumatori, sindacati e altre realtà associate che rappresentano interessi diffusi sulla base di una legge voluta dall’ex ministro - possono ricorrere contro la amministrazione pubblica. Caso classico: quando un ministero non applica la legge e così danneggia i cittadini. Lo strumento è stato usato, contro lo stesso governo del quale faceva parte Brunetta.
Poi ci sono le riforme e le misure ancora da «pesare». La semplificazione è stata impostata. Una chiave per favorire lo sviluppo costo zero, sfoltendo la burocrazia in quattro settori Ambiente, Prevenzione Incendi, Privacy e Appalti. «Si tratta di misure che complessivamente daranno risparmi per oltre 2,4 miliardi di euro all’anno», è la stima del precedente governo. Sugli appalti e la privacy, meno oneri alle imprese per altri 900 milioni.
Ultima tra le misure che portano la firma di Brunetta, la mobilità per i dipendenti pubblici. In sostanza si prevede che le amministrazione possano individuare delle eccedenze di personale e metterle «in disponibilità» all’80 per cento dello stipendio. Soprattutto se rifiutano trasferimenti. Il tutto senza passare per i sindacati.
Una sorta di cassa integrazione guadagni. Un modo per dire che il mondo del lavoro pubblico non può essere troppo diverso da quello del privato. Un’altra riforma che il governo Monti e i prossimi esecutivi, si ritrovano già servita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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