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Svolta nella vita degli inglesi: è in arrivo la carta d’identità

Il nuovo documento sarà dotato di dati biometrici

Erica Orsini

da Londra

Il governo Blair ottiene il via libera del Parlamento sull'introduzione delle carte d'identità. La controversa proposta del ministro degli Interni Charles Clarke ha passato ieri il secondo scrutinio alla Camera dei Comuni, seppure con una maggioranza molto risicata, soltanto 31 voti. Del resto, che non sarebbe stata una battaglia facile quella sui nuovi documenti, lo si sapeva da un pezzo. Lasciata in sospeso a causa dell'elezioni anticipate, l'idea aveva già sollevato un vespaio quando era stata ventilata per la prima volta, verso la metà del secondo mandato laburista.
E dopo l'ultima vittoria elettorale, certo non trionfale come le altre due, Blair era consapevole che questo progetto non avrebbe trovato la strada spianata. Così infatti è stato dato che, in sede parlamentare, ai voti contrari dell'opposizione conservatrice si è aggiunta anche una ventina di voti di dissidenti laburisti. Il progetto è passato con 314 «sì» e 283 «no». Molte polemiche sui banchi parlamentari con i media a fare da grancassa, dichiarazioni di fuoco da parte di rivali e compagni di partito, ma il risultato alla fine non cambia: il progetto va avanti e Blair, magnanimo, è già pronto ad ascoltare i dubbi e i timori per quanto riguarda la futura introduzione di questi documenti. Che sono molti e differenziati, ma dietro ai quali si nasconde soprattutto lo sconcerto di una popolazione che non possiede un documento d'identità dalla fine della II guerra mondiale.
Gridare allo scandalo per una possibile «turbativa della privacy» nell'era della globalizzazione apparirebbe tuttavia poco moderno. Quindi, a parte alcuni sfegatati oppositori come il conservatore David Davis (che ha definito la politica laburista su questa tema «sorveglianza dalla culla alla tomba»), gli altri preferiscono indicare alcuni difetti sostanziali della proposta. Secondo i liberaldemocratici, i nuovi documenti - che prevedono tra l'altro rilevazioni biometriche come le impronte digitali, la misura dell'iride e del volto - non saranno di alcun aiuto nella battaglia contro il terrorismo e l'immigrazione clandestina come il governo vuole far credere.
C'à poi il problema dei costi. I tories continuano a ritenere l'operazione un enorme spreco di denaro pubblico e sono certi di rappresentare esattamente il pensiero di gran parte dei cittadini britannici. Quelle 65 sterline scarse richieste per la produzione di ogni passaporto biometrico più le 30 per la carta d'identità, secondo l'opposizione si riveleranno alla fine un vero banco di prova per il governo. «Le carte d'identità perseguiteranno Blair come l'imposta pro capite perseguitò la Thatcher», ha dichiarato ieri subito dopo il voto il liberaldemocratico Mark Oaten, mentre l'ex presidente della Commissione ristretta per gli affari interni dei Comuni, John Denham, ha detto alla Bbc che il malcontento verso la proposta è probabilmente molto più ampio di quanto si creda. «Ritengo - ha concluso il deputato - che l'esecutivo debba fare un certo numero di cambiamenti per essere sicuro che la legge venga definitivamente approvata». Blair à pronto ad ascoltare, ma Clarke difende a spada tratta la sua legge.

«È fatta per neutralizzare la società del Grande fratello, non per crearla», ha ribadito ieri, definendo seccato, «tecnicamente incompetente», uno studio della London school of economics che aveva stimato il costo di produzione di ogni singolo documento intorno alle 300 sterline.

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