La svolta della Provincia sui rifiuti: «Il termovalorizzatore non serve più»

Stop ai termovalorizzatori. A cominciare dal progetto Silla 3 che, su richiesta dell’Amsa, aveva già cominciato il suo iter e dopo le prime ipotesi di collocazione era approdato a un tavolo convocato dalla Regione. A chiederlo il presidente della Provincia Guido Podestà con in mano una delibera del consiglio provinciale. «Approvata all’unanimità», spiega il presidente Bruno Dapei. E nella quale si chiede «alla Regione di accelerare il rinnovo del suo piano regionale sui rifiuti per anticipare la revisione di quello provinciale che scade nel 2014 e nel frattempo di non autorizzare l’ampliamento o la nascita di termovalorizzatori in attesa di una verifica reale rispetto al fabbisogno del territorio». In sostanza una richiesta di rivedere cifre e stime messe nel piano dalla giunta precedente, quella del centrosinistra guidata da Filippo Penati e che prevedeva un deficit di termovalorizzazione pari a 450mila tonnellate l’anno. «Tanto che fu proprio Penati - ricorda Podestà - a ipotizzare la costruzione di altri impianti. Anche all’interno del Parco Sud. E questo se lo devono ricordare proprio quei sindaci di sinistra che sono scesi in piazza per protestare contro il nuovo progetto». Di cui, secondo la Provincia, oggi non c’è più bisogno. Calo della produzione dei rifiuti e nuove tecnologie renderebbero assolutamente inutile «la costruzione di nuovi impianti invasivi per l’ambiente e costosi da mantenere». Come conferma il leghista Marco Paoletti, presidente della commissione Ambiente. Che ha visitato l’impianto di Vedelago in provincia di Treviso dove «la selezione delle materie prime riduce ad appena il 3 per cento la quantità di rifiuti indifferenziati». Indispensabile, dunque, il ricorso alle nuove tecnologie.

E, infatti, proprio ieri Podestà ha annunciato l’uscita di «un bando importante della Provincia sull’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, perché scade il contratto sulla fornitura di calore fatto dalla giunta Colli e anziché fare un bando analogo abbiamo pensato a qualcosa di diverso» ossia a una nuova società, una energy service company di cui la Provincia sarà socia maggioritaria al 60 per cento e a cui sono invitati a partecipare anche i privati.

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