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La svolta di Silvio: "Fondo il Partito del popolo italiano della libertà"

Berlusconi a Milano: "Forza Italia si scioglie e confluisce nella nuova formazione con una nuova classe dirigente, via i vecchi fannulloni. Una creatura protagonista di libertà nei prossimi decenni". Guarda il video. Fi: giorno storico, nasce una forza aperta a tutti. Un plebiscito contro Prodi, 8 milioni di firme. Dal partito di plastica ai gazebo

La svolta di Silvio: "Fondo il Partito del popolo italiano della libertà"

Milano - «Vi ricorderete sempre di essere stati qui, oggi, in piazza San Babila». È domenica 18 novembre 2007, Silvio Berlusconi spalanca le braccia nell’aria frizzante delle grandi occasioni, guarda negli occhi Michela Vittoria Brambilla e a Milano dà l’annuncio che tutti aspettavano da tempo: Forza Italia si scioglie e nasce il Partito del Popolo italiano della libertà. Addio alla vecchia Cdl, chi ci sta ci sta e chi non ci sta si arrangi. Inclusi An e Udc, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini? «Non devo, non voglio convincere nessuno. Se aderiscono bene, altrimenti andremo avanti con la forza della gente. Contro i parrucconi della politica».
Gente («gli altri dicono società civile») è la parola d’ordine del nuovo, la formula magica scaccia palazzo. Sono gli otto milioni che hanno firmato per chiedere le dimissioni del governo Prodi: «Almeno la metà delle persone venute nei nostri gazebo non appartiene a Forza Italia ma a altri partiti e ciò dimostra che i nostri elettori sono più avanti di noi». È la massa che «ci chiede di essere uniti per fronteggiare la sinistra». Anche a costo di dribblare alleati riottosi e correre alla meta da solo.

La gente lo assedia, lo tallona fino alla macchina, non lo lascia andare. Berlusconi quasi si arrampica sul tetto e improvvisa un nuovo comizio per spiegare il futuro di quel che è stata la Cdl: «Nasce un grande partito. Forza Italia è un nome che ha contato ma si scioglie e confluisce in questa nuova formazione. Invitiamo tutti a venire con noi. Avremo una nuova classe dirigente e saranno fatti fuori i vecchi fannulloni». Parole sufficienti a scatenare il panico tra i vertici azzurri e non solo. Una rivoluzione totale: «Saranno libere assemblee a eleggere i rappresentanti. Tutte le cariche saranno decise democraticamente».

In mezzo alla gente che saluta, incita, fa sventolare striscioni, non c’è spazio né tempo per commentare gli attacchi di Fini, le critiche di Casini, gli smarcamenti della Lega. Berlusconi salta oltre, fonda il nuovo partito e si propone come l’interlocutore, il passaggio obbligato per qualsiasi proposta politica in arrivo dal centrosinistra. È un’apertura al dialogo sulle riforme: «Se l’altra parte avanzerà proposte o dirà sì alle nostre proposte saremo lieti di trovare per il nostro Paese una direzione di svolta che arricchisca la democrazia, lo sviluppo e la libertà». Insomma, chi vuole trattare deve fare i conti con lui e con il nuovo Partito.
«Buttiamo da parte le remore e le paure. Ci ha convinto quel che è successo in questa settimana» spiega. La stranezza era il ritardo nel passare all’azione, per inserirsi nelle contraddizioni dell’Unione ed evitare le spinte centrifughe del centrodestra. Il giorno della conta finale e del salto nel futuro è quasi una liberazione per gli uomini (le donne) di fiducia che lo accompagnano tra i gazebo. «Siamo stati l’avanguardia, saremo i primi a tesserarci» gongola la presidentessa dei Circoli, Michela Vittoria Brambilla. «Ha calato un altro asso» sospira Mariastella Gelmini, la coordinatrice lombarda che ha fatto della caccia alle firme una missione.

La spinta decisiva alla svolta arriva dagli otto milioni come dagli attacchi degli alleati che il Cavaliere non riesce nemmeno a capire, figurarsi a digerire. Ora la sfida è frontale. I gazebo rimarranno aperti tutta la settimana e il prossimo week end per i cittadini che vogliono firmare contro Prodi e per il nuovo progetto politico unitario. Il nome definitivo? «Dobbiamo ancora decidere. A me piacerebbe Popolo della libertà» dice Berlusconi. Un allontanamento anche sonoro dalla vecchia formula partito, bandito persino dall’onomastica neoazzurra. «Ma sceglieremo insieme». Un primo sondaggio è già partito tra i gazebo. Dopo San Babila il Cavaliere corre via. Va tra gli altri banchetti sparsi per la città, in largo Argentina, piazzale Loreto.

Tra la gente.

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