A quattro giorni dal referendum sulla Costituzione, l’Irak è di nuovo teatro di massacri di civili e forze di sicurezza orditi dai terroristi. Sono almeno cinquanta i morti accertati negli attacchi avvenuti ieri a Bagdad e Tal Afar, città situata 420 chilometri a Nord-Est della capitale e 150 dal confine con la Siria, dove è più attiva la guerriglia irachena e dove le forze della coalizione hanno lanciato nelle ultime settimane diverse offensive nel tentativo di rafforzare le condizioni di sicurezza in vista del voto.
Sul piano politico, però, c’è una svolta importante. Il Partito islamico, il principale partito sunnita dell’Irak, ha reso noto ieri sera che inviterà a votare sì al referendum sul progetto di Costituzione domenica prossima, dopo che è stato raggiunto un accordo che permette emendamenti di quel testo dopo le elezioni di dicembre. «C’è un accordo e noi faremo un appello per votare sì», ha detto ai giornalisti Ayad Sammarai, portavoce del Partito islamico. Questo accordo «ci permetterà di emendare la Costituzione» dopo le elezioni del 15 dicembre, ha aggiunto il rappresentante di questa formazione che finora si era espressa per respingere il testo, giudicandolo una minaccia per l’unità dell’Irak istituendo il federalismo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.