Roma - «Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare». La frase è di John Kennedy (Baia dei Porci), ripresa da John Belushi in Animal House (trasmesso mercoledì sera in lingua originale). E su questa frase, Romano Prodi costruisce tutta la conferenza stampa di fine anno. Il presidente del Consiglio mostra i muscoli; e fa capire, ad alleati ed opposizione, che è pronto anche ad una campagna elettorale utilizzando un tema caro al centro-destra: la riduzione delle imposte. Ma a condizione di un Patto fra imprenditori e sindacati.
Conti pubblici Nel 2007 - annuncia Prodi - il deficit sarà «intorno al 2%», contro il 2,5% previsto. Dall’Economia fanno capire che il dato approssimativo potrebbe essere il 2,2%; con la conseguenza che il deficit per il 2008 potrebbe scendere al 2%. Il dato è giudicato positivamente dal Fondo monetario. Il deficit viene ufficialmente annunciato il 1° marzo di ogni anno dall’Istat ed in Europa dall’Eurostat, insieme a quello di tutti i Paesi della Ue. Prima non è possibile conoscerlo con esattezza, in quanto mancano una serie di informazioni (pagamenti della pubblica amministrazione, incassi, livello del pil). Ed ancora. Un miglioramento di un terzo di punto equivale a circa 5 miliardi di euro. Tenuto conto che l’andamento delle spese è piuttosto dinamico, è verosimile che le risorse legate al miglioramento del deficit vengano da maggiori entrate. Sul fronte fiscale, garantisce che l’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie resta nell’agenda del governo.
Il miglioramento del deficit 2007 (e conseguentemente quello del 2008) fa sì che la legge finanziaria appena approvata sia - sulla carta - sovradimensionata rispetto agli obbiettivi di deficit. Prodi intende confermare la previsione di crescita del pil all’1,5%, nonostante la crisi dei mutui Usa. Per la Confindustria la crescita del prossimo anno si fermerà all’1%.
Salari Promette che il governo è pronto ad una riduzione del prelievo fiscale dalle buste paga (così da restituire una parte del potere d’acquisto perso per l’aumento delle tariffe e dei prezzi) a condizione che imprenditori e sindacati raggiungano un’intesa su produttività e mobilità. I benefici fiscali dovrebbero andare alle famiglie numerose ed ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Prima del prossimo marzo, però, il governo non saprà quante risorse avrà a disposizione: ha ricordato Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia.
Dini e fiducia «Un governo si abbatte con un voto di sfiducia. Non c’è altro mezzo. Non valgono interviste o dichiarazioni». Il presidente del Consiglio, quindi, non sembra dare molto peso alle prese di posizione di Lamberto Dini. Andrà a casa solo se il Parlamento gli vota contro. Non prima. E sembra non accontentarsi del voto del Senato (dove, senza i diniani, la maggioranza non c’è più); ma anche quello della Camera: «dove la maggioranza è più ampia. Vi invito a prendere questo tema in considerazione». Ed a proposito dei rapporti con gli alleati, precisa che «a gennaio non ci sarà la verifica: è una parola di vecchio tipo e non è adatta. Il programma di governo resta quello dell’Unione. Andrò con questa base e farò una verifica». Ma non ha comunque in mente un rimpasto di governo.
Governo istituzionale Non è affare mio, sembra dire il presidente del Consiglio. «Con un voto di sfiducia, io non avrei più voce in capitolo su quel che segue. Sarebbe compito di altri a decidere». Soluzione che non sembra gradita da Prodi.
Legge elettorale «Serve una maggioranza amplissima» per approvarla. E deve garantire la sopravvivenza dei partiti più piccoli. In più, il premier vedrebbe di buon occhio anche l’introduzione di riforme costituzionali (Senato delle Regioni e riduzione del numero di parlamentari).
Scuole «verdi» A partire dal 2008 su tutti gli edifici della pubblica amministrazione, ad iniziare dalle scuole, verranno montati pannelli solari. Dal 2011 in vendita solo lampadine a basso consumo energetico.
Pessimismo-ottimismo E’ pessimista il presidente del Consiglio: «mi preoccupa la
mancanza di fiducia, il clima di insicurezza». Poi, però, dice: «l’Italia si è rimessa a camminare». E chiude: «È vero che abbiamo tante erbacce, ma pochi alberi resistono per 2500 anni così rigogliosi come il nostro Paese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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