T-Bond? Dalle banche nessuna fretta

Tempi lunghi per i Tremonti bond: tutti li vogliono ma nessuna banca ha presentato ufficiale richiesta. Secondo gli esperti l’iter per l’adesione richiede prima l’approvazione del cda, poi il via libera di Banca d’Italia e infine l’emissione e l’acquisto da parte del Tesoro. A una settimana dall’approvazione a Bruxelles, i bond siglati dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti si tingono di giallo mentre i contatti informali fra gli istituti sono sempre più fitti. Questo week end, a margine dell’incontro dei capi di governo dell’Europa a 27, il premier, Silvio Berlusconi, ha svelato che finora un solo istituto ha avanzato domanda e ieri in Borsa è partita la caccia per scovare chi si è mosso per primo.
Il principale indiziato è il Monte dei Paschi di Siena che non ha mai lesinato apprezzamenti alla manovra e secondo gli analisti potrebbe emettere bond per 1,5 miliardi. A settembre tra i big del settore il gruppo risultava quello con il peggiore «core tier1», indice che misura la solidità patrimoniale di una banca, fermo al 5,2%, con la promessa di arrivare al 6% a fine 2008. La manovra studiata dal ministro dell’Economia ha l’obiettivo di rafforzare la struttura patrimoniale delle banche che aderiranno portando il core tier1 tra il 7,5 e l’8%. Da Siena spiegano che la richiesta ufficiale non è stata presentata. L’iter è ancora lungo, i dettagli dell’operazione sono stati resi noti da poco e per un’adesione bisognerà passare da un cda. Il primo in agenda è il prossimo 26 marzo chiamato ad approvare il bilancio 2008.
Dopo Mps il secondo indiziato è il Banco Popolare che però smentisce di aver già aderito. Il gruppo a giugno aveva un core tier1 risicato, al 5,7%, ma punta a chiudere l’anno con un indice vicino al 6,5%. «Le cattive sorprese potrebbero arrivare dalla controllata al 30% Banca Italease quindi meglio muoversi in anticipo aderendo ai T-bond» spiega un analista che per il gruppo stima un’emissione pari a 1,5 miliardi di euro. Anche i big del settore negano di aver presentato domanda. Unicredit, dopo le recenti operazioni sul capitale, vanta core tier1 al 6,7% ma i segnali di crisi che arrivano dai Paesi dell’Est dove il gruppo ha il 14% dei propri impieghi esigono interventi rapidi. Secondo gli analisti, Unicredit potrebbe emettere T-bond per 4 miliardi e aderire per altri 3,5 miliardi a programmi simili all’estero, in particolare in Austria. Maggiore chiarezza dovrebbe arrivare dal cda del 20 marzo. Meno urgente la necessità di Intesa Sanpaolo, anche se mercoledì scorso il presidente Giovanni Bazoli ha promesso «una decisione in tempi rapidi». Secondo gli analisti, Intesa potrebbe chiudere l’anno con un core tier1 al 6,7% e aderire per 3 miliardi.

Tempi rapidi li chiede soprattutto il mercato dove ieri in Borsa è andata in scena una nuova mattanza per i titoli del settore. Unicredit ha bruciato un altro 9,1%, IntesaSanPaolo l’8%, Banco Popolare l’8,3% e Mps il 6,2%.

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