Milano - Un anno e 8 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per omicidio colposo e lesioni colpose. Questa la condanna inflitta dai giudici della prima Corte d’Assise nel processo a carico di Giovanni Petrali, il tabaccaio che il 17 maggio 2003, reagendo a un tentativo di rapina alla sua tabaccheria in piazzale Baracca, ha ucciso Alfredo Merlino, 20 anni, e ferito Andrea Solaro, oggi 24. Il pubblico ministero Laura Barbaini aveva chiesto nei suoi confronti una condanna a 9 anni e sei mesi di reclusione per i reati di omicidio volontario e tentato omicidio. I giudici, in sintesi, hanno derubricato il reato di omicidio volontario per cui è stato giudicato in omicidio colposo e per questo lo hanno condannato a un anno al quale si aggiungono 8 mesi per il reato di porto d’arma da fuoco. La Corte, inoltre, ha riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche e quella della provocazione.
Petrali: "Pensavo meglio" "Pensavo meglio. Tutto lì. Non ho niente. Ormai è acqua passata". Questa la reazione di Giovanni Petrali alla lettura della sentenza. "Non c’è più. Cosa devo dire. Dispiace a tutti. Le cose sono andate così. Tornassi indietro le armi le lascerei lì dove sono. Visto l’andazzo le armi meglio lasciarle perdere". Così Petrali risponde a chi gli chiede un pensiero per la famiglia di Alfredo Merlino, il rapinatore che ha ucciso. In merito al complice Andrea Solaro, rimasto ferito, ha detto: "Spero che si metta su una buona strada. Tutto lì".
Il fratello del ferito "L’importante è che ci sia stata una condanna, anche se avrei preferito che l’omicidio di Merlino fosse giudicato volontario". Così Stefano Solaro, fratello di Andrea, il giovane rimasto ferito nel maggio del 2003 durante un tentativo di rapina in cui fu ucciso Alfredo Merlino commenta la condanna a un anno e otto mesi inflitta dai giudici della prima corte d’assise di Milano al tabaccaio Giovanni Petrali. "Mio fratello ora sta bene - ha detto - ha pagato tutto quanto doveva pagare alla giustizia: se proprio volete saperlo ora studia giurisprudenza".
La sentenza Il presidente della prima Corte d’Assise di Milano, Luigi Cerqua, ha spiegato la condanna a un anno e otto mesi di reclusione indicando in un "errore di percezione della situazione" la colpa del tabaccaio che ha configurato il reato di omicidio colposo. Il giudice ha parlato di "legittima difesa putativa", prevista dall’articolo 59 quarto comma del codice penale, e che ha portato alla configurazione dell’omicidio colposo, invece che alla contestazione dell’omicidio volontario. "Abbiamo valutato tutta la ricostruzione dei fatti - ha spiegato Cerqua - l’importanza delle testimonianze e delle perizie arrivando alla conclusione che ci sia stata una legittima difesa putativa, ossia erroneamente ritenuta, perché lui in una situazione di provocazione e offesa ingiusta si è difeso agendo in quel modo". Alla domanda se nel comportamento di Petrali ci fosse stata vendetta, come sostenuto dal Pm, Cerqua ha risposto: "No".
Le proteste delle Lega "Perché c’è un uomo di 74 anni che ha difeso se stesso, sua moglie, il suo negozio e qualcuno lo vuole vedere marcire in prigione". Così Matteo Salvini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, spiega le ragioni del presidio organizzato davanti al palazzo di giustizia. A chi gli chiede se un presidio non rischi si legalizzare il "far west" della giustizia fai da te, Salvini risponde: "Secondo l’accusa Petrali inseguì i rapinatori, secondo gli avvocati si difese in negozio... Noi non invitiamo a farsi giustizia da soli, ma vogliamo far sapere ai delinquenti cosa rischiano".
Salvini ha comunque voluto sottolineare di essere assolutamente contrario al porto d’armi: "Non lo voglio e non lo vorrò, ma se devo scegliere tra aggressori e aggrediti, scelgo gli aggrediti". Al presidio hanno partecipato circa venti persone che hanno srotolato uno striscione con scritto in verde su sfondo bianco: "Siamo tutti tabaccai".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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