Tagli ai comuni, Letizia guida la "carica" dei sindaci italiani

La Moratti crea un’alleanza contro i mancati fondi dal governo: "Se salta il concetto di merito, il Paese rischia". Il primo cittadino di Ragusa: "Non è questione di Nord contro Sud, la divisione è solo tra Comuni virtuosi e non"

Tagli ai comuni, Letizia guida la "carica" dei sindaci italiani

La carica dei sindaci. Arrivati ieri a Milano per firmare un accordo in vista dell’Expo 2015, si ritrovano invece a stringere una grande alleanza contro i tagli minacciati dal governo ai bilanci dei Comuni. Nessuno sta lì a farne una questione di colore politico, ma son tutti d’accordo a vender cara la pelle. E Letizia Moratti è già pronta a mettersi a capo della rivolta. «Chiunque condivida questa strada, mi avrà al suo fianco» risponde all’appello di chi protesta contro i mancati trasferimenti e i contemporanei finanziamenti per chi rischia il crac. A fianco, ieri alla Loggia dei mercanti durante un appuntamento del Festival internazionale dell’alimentazione a cui ha partecipato anche il sottosegretario al Turismo Michela Brambilla, l’alleato che non t’aspetti. «È sbagliato farne una questione di Nord contro Sud - attacca il sindaco di Ragusa Nello Dipasquale - o di centrodestra e centrosinistra. La divisione è solo tra Comuni virtuosi e non virtuosi». Chiaro il riferimento alla vicina Catania che ha appena ricevuto un «bonus» straordinario di 150 milioni di euro dal governo per evitare la bancarotta. Per non parlare di Roma. Pronto, dunque, l’appello a far fronte comune chiedendo allo Stato meccanismi di premio. «Bisogna aiutare i Comuni in difficoltà - aggiunge -, ma gratificando chi è riuscito ad amministrare bene. Con tanti sacrifici». E racconta del «mare di tagli» a cui è stato costretto nonostante abbia rispettato il patto di stabilità, dell’auto blu in leasing sostituita con una modesta utilitaria e delle trasferte con tetto massimo 500 euro. «Quella che dobbiamo cominciare nel nostro Paese è una battaglia culturale - accetta la sfida la Moratti -. E sarò lieta di combatterla con chiunque ci si senta impegnato. Senza un recupero del concetto del merito, il nostro Paese rischia. Il pericolo, se parliamo di competitività, è restare fuori dal panorama internazionale». Secondo la Moratti «non ci possiamo più permettere di restare seduti, aspettando che gli altri facciano per noi. Dobbiamo lavorare e produrre meglio e di più. E per questo premiare chi lo fa, non si può proprio non imboccare questa strada. Non possiamo più permetterci rendite di posizione».
Già con lei molti amministratori, tra cui il primo cittadino di Genova. «Letizia Moratti ha ragione - la stilettata di Marta Vincenzi - perché la vicenda di Roma e Catania sta a testimoniare quanto la fatica di amministrare bene non venga premiata. Personalmente ho chiesto ai miei cittadini uno sforzo con l’impegno di ridurre il debito comunale, ma se le responsabilità non sono condivise da tutti, il messaggio che passa è davvero inefficace». Deciso anche Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell’Anci che chiede un incontro al ministro dell’Economia Giulio Tremonti per ridiscutere i coefficienti del patto di stabilità interno. «Con il sindaco Moratti e il ministro - spiega - vogliamo aprire un confronto». Lo scopo è introdurre maggiore flessibilità nei vincoli interni ai bilanci comunali. «Visto che, alla luce della crisi finanziaria, l’Ue ha proposto una maggiore flessibilità nel rispetto del tetto del 3 per cento - aggiunge Domenici - occorre rivedere i coefficienti del patto di stabilità interno ai Comuni che, soprattutto per il 2010 e il 2011, sono insostenibili». Il rischio, assicura, è il taglio dei servizi ai cittadini, asili nido, assistenza, sicurezza, cultura. «Complicata» anche la vicenda del rimborso per l’Ici persa dai Comuni. «I conti non tornano. I 2,6 miliardi di euro inizialmente previsti non bastano e, anche se abbiamo avuto un parziale “rimpolpamento” con ulteriori 260 milioni, questa integrazione non è ancora sufficiente per garantire un rimborso integrale».
«In questo Paese vieni ascoltato solo se urli. Anche noi ci faremo sentire», tuona il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso dopo la lettera sul federalismo spedita venerdì al premier Silvio Berlusconi dalla Moratti, dal governatore Roberto Formigoni e dal presidente della Provincia Filippo Penati per chiedere il rispetto degli impegni per i finanziamenti regionali. «Quelli a Catania e Roma sono solo regalìe, non hanno niente a che vedere con il federalismo. Questo modo di gestire le risorse pubbliche non va. Io mi sono trovata 1,5 miliardi di euro di debito della sanità e me lo sono pagato».

Pronta la replica del ministro leghista Roberto Calderoli. «È il centralismo che ha fino ad ora penalizzato la Lombardia, non il federalismo che ancora non c’è. Bene la lettera, ma sono le conseguenze dell’assetto centralista dello Stato che portano i tagli».

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