Tagli a Linate, i commercianti: "Giù le mani dall'aeroporto"

Imprenditori in rivolta contro i privilegi della nuova Alitalia. La Camera di commercio: «Se vuole Linate solo per il servizio navetta Milano-Roma provi a fare un’offerta e si compri l’aeroporto»

Tagli a Linate, i commercianti: 
"Giù le mani dall'aeroporto"

Politici e imprenditori in rivolta contro i privilegi della nuova Alitalia sulla tratta Linate-Roma. Molti considerano la richiesta dei vertici Cai di ridurre l’aeroporto al solo Milano-Roma poco meno di un bluff per giustificare la scelta di Fiumicino come hub. E parte l’attacco contro il monopolio in cui opera la nuova Alitalia sui collegamenti tra Linate e la capitale.

Se ne è ancora una volta discusso durante la seconda giornata della Mobility conference, ospitata dalla Camera di commercio, dal titolo «Infrastrutture e sistema della mobilità per l’Expo 2015». «Il monopolio non ha alcuna ragione di esistere» dice l’assessore regionale alle Infrastrutture, Raffaele Cattaneo. E aggiunge: «Se Cai ritiene che il suo futuro sia quello di concentrarsi su Fiumicino, le auguriamo buona fortuna». Provocatoria la posizione della Camera di commercio di Monza e Brianza. «Se Alitalia è proprio convinta di volere per Linate solo il servizio navetta Milano-Roma, magari in un sistema di monopolio, tanto vale provi a fare un’offerta e si compri l’aeroporto. Da city airport a scalo aziendale», dice il presidente Carlo Edoardo Valli, che ritiene assurdo «penalizzare un’infrastruttura come Linate, utile non solo per gli imprenditori brianzoli, milanesi e lombardi ma di tutta Italia».

Schierata contro il ridimensionamento del Forlanini la Camera di commercio milanese, che fornisce dati allarmanti. «Milano al momento è tra le 15 città più accessibili d’Europa grazie a Malpensa e Linate. Se riduciamo gli aeroporti rischia di crollare al trentaseiesimo posto» spiega una nota dell’associazione di Carlo Sangalli. Al partito anti Cai si iscrive il presidente della Sea, Giuseppe Bonomi, che boccia la richiesta arrivata dai vertici della nuova Alitalia con un lapidario: «Non basta essere ritenuti patrioti per decidere le sorti della patria». E ricorda che eventuali modifiche che riguardano Linate possono essere decise soltanto dal governo. Aggiunge: «I vettori possono liberamente scegliere gli aeroporti ma non possono pretendere che gli aeroporti cambino i loro piani per loro». L’attacco è frontale: «Chi se ne frega che Cai è nata e ha scelto AirFrance. Con Cai non è cambiato nulla».

Forse qualcosa è peggiorato, visto che oltre a proseguire nella politica di abbandono di Malpensa, l’accorpamento tra Linate e Malpensa ha portato anche una riduzione dei voli da Linate, diminuiti di circa il 20 per cento. A questo punto tra la Sea e Cai è in corso una guerra per i diritti di handling, ovvero i servizi aeroportuali che Alitalia aveva da Sea a un prezzo scontato in quanto vettore di riferimento degli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa (almeno 900 voli al giorno tra Malpensa e Linate). Adesso però la Sea rifiuta di applicare le medesime tariffe per appena 150 voli distribuiti tra i due aeroporti. Il problema è che se la nuova Alitalia sceglierà un’altra società di handling, sarà inevitabile un impatto sull’occupazione tra i dipendenti Sea (a Linate i voli Alitalia e AirOne rappresentano circa il 50 per cento del totale). È però anche vero che ragionevolmente si creeranno nuovi posti di lavoro nella società che gestirà l’handling al posto della Sea.

In realtà Bonomi (e più in generale la Lega, di cui il presidente Sea è espressione) privilegia comunque Malpensa rispetto a Linate. Non c’è neppure bisogno di leggere tanto tra le righe: «Occorre una riflessione di rete per evitare una sovrapposizione tra Malpensa e Linate». Ma il Forlanini ha ancora molti soggetti pronti a difenderlo.

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