Adalberto Signore
da Roma
Niente sorrisi né convenevoli. Nessuna battuta né ironie. Sono da pochi minuti passate le 18 quando Silvio Berlusconi arriva in perfetto orario alla Fiera di Roma per chiudere la campagna elettorale di Forza Italia. E il viso è tirato e la voce severa. Il premier ancora non ha digerito quello che con i suoi ha più volte definito «lennesimo bavaglio» (dopo una mattina di trattative, è saltata la partecipazione alla trasmissione Terra!, settimanale dapprofondimento del Tg5) e appena mette piede sul palco, a malapena il tempo di far sfumare le note dellinno dItalia, si sfoga. «La sinistra delle tasse - sono le sue prime parole - vuole ridurci al silenzio!». «Ma andiamo con ordine», aggiunge prima di vestire per qualche secondo i panni del «caposala»: «Accomodiamoci ai lati, qui cè spazio. Passate di qua, forza. Bene, ora possiamo sederci. Avanti, sediamoci così vedono tutti». E via, con un comizio a tutto campo, che parte dalla «forte preoccupazione per quello cui stiamo assistendo», passa per il «bavaglio televisivo», «lappello ai cattolici», quello «a chi ha sempre votato radicale», lattacco allUnione su tassa di successione e imposizione fiscale e chiude con linvito ai moderati a non essere «pigri» e limpegno a tagliare lIci «nelle prime tre riunioni del Consiglio dei ministri».
LUnione e le tasse. La prima «carica» è sullimposta di successione. Perché, dice il premier, al di là di quello «che dicono in pubblico» il centrosinistra la vuole reintrodurre. «Fausto Bertinotti e Piero Sansonetti (direttore di Liberazione, ndr) nel privato hanno anche cercato di convincermi che è giusto così. Che è bene togliere a chi ha di più per dare a chi ha di meno». Poi, tenendolo tra pollice e indice, espone ai militanti di Forza Italia «il testo del disegno di legge che questi signori hanno presentato a marzo dello scorso anno» e nel quale si prevede la reintroduzione della tassa di successione «da 350 milioni di vecchie lire in su». Lo gira da destra a sinistra tra i fischi del pubblico e chiosa: «Neanche un piccolo appartamento in periferia». Insomma, «chi vota sinistra vota per laumento delle tasse». «Vi ricordate cosa hanno fatto quando erano al governo?», chiede ai suoi. E via con lelenco: «Il prelievo notturno di Amato sui conti correnti; leurotassa di Prodi; lIrap, limposta rapina, di Visco; e infine lIci, che hanno messo loro».
Ici e conti correnti. E su questo Berlusconi decide di affondare il colpo. «Ci impegniamo in modo solenne e formale - dice quasi arringando la platea - ad approvare un disegno di legge per abolire lIci nei primi tre Consigli dei ministri». E ancora: «Ci impegniamo in modo solenne e formale per larmonizzazione delle aliquote mantenendo il 12,50 per cento per tutti i metodi di risparmio». Cioè, «Bot, Cct, titoli azionari e conti correnti». «Per noi - spiega - il risparmio è una virtù, per loro è solo un privilegio».
Laldilà. Poi, torna ad attaccare Romano Prodi, ironizzando ancora una volta sulla seduta spiritica dei giorni del rapimento Moro. «Se vorrà stare sulla sedia a Palazzo Chigi - dici - dovrà solo obbedire ai veri leader della sinistra, che si chiamano Fassino, DAlema, Bertinotti, Caruso, Luxuria. Se no non avrà altro da fare che mettersi attorno a un tavolo a tre gambe con un piattino e chiedere laiuto dellaldilà».
Critiche e autocritiche. Galvanizzato dagli applausi dei militanti azzurri, ribadisce poi con convinzione «quanto detto ieri» di fronte alla platea di Confcommercio. Berlusconi, però, non ripete lepiteto. E spiega: «Parlavo ai rappresentanti del ceto medio, che hanno tutti unimpresa commerciale. Ho detto a loro che siamo sicuri della nostra vittoria perché non credo che ci possano essere italiani che votano contro il loro interesse». Insomma, unespressione «affettuosa» e «bonaria» assicura Berlusconi. Che poi fa anche autocritica: «La sinistra controlla troppi Comuni, troppe Province, troppe Regioni. È colpa nostra: siamo stati troppo pigri. Troppi moderati non sono andati a votare e non si sono interessati alla politica. A questi signori, che io ho definito ieri, ho detto che sarà la politica della sinistra ad occuparsi di loro».
Gli appelli. Solo un breve accenno ai sondaggi (la legge impedisce di diffonderli negli ultimi 15 giorni prima del voto) che, spiega il premier, «vi posso dire con certezza che ci vedono in vantaggio». Poi tre appelli: ai cattolici («non votate a sinistra»), ai moderati («andate a votare») e ai radicali (che, dice, «si sono divisi»).
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