Taglio dei posti letto, un sacrificio inutile

Romano: «Niente risparmio per la finanza regionale»

«La riduzione dei posti letto che la giunta Marrazzo ha deciso di mettere in piedi implicherà solo una massiccia riduzione dell’indice di produttività sanitaria senza ottenere risultati tangibili sulla finanza regionale».
È la categorica asserzione del segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano che contesta il piano di riordino della rete ospedaliera parte integrante del pacchetto di misure sul rientro del deficit e in via di presentazione presso il ministero dell’Economia. Documenti alla mano il sindacalista ha dimostrato che il taglio dei 1500 posti letto da concretizzarsi già nel 2007 non porterebbe alcun risparmio, anzi se si volesse incrementare il gettito delle entrate si dovrebbero aumentare, a parità di personale, paradossalmente i posti letto. Insomma per il sindacato autonomo «più che connessioni analitiche sarebbero punti critici quelli che muovono la sanità laziale». E per valutarli basta analizzare «la crescita complessiva della spesa che aumenterà con l’incremento dell’assistenza domiciliare». Ecco i perché: «I progetti di riconversione da applicare a quelle prestazioni fino a oggi erogate in regime di ricovero faranno lievitare il numero delle stesse prestazioni da fornire in regime di assistenza domiciliare e riabilitativa. Prendendo per buono quanto dice l’assessore alla Sanità Augusto Battaglia queste specialità saranno appannaggio esclusivo delle cooperative socio sanitarie: una miniera d’oro per loro ­ ha commentato Romano -. Ci vuole poco a dimostrarlo visto che se la degenza media in ospedale dura 7 giorni, non due o tre come vorrebbe prevedere la giunta, per rientrare nel limite si sta già pensando di ridurre il tasso di degenza con un artefatto: 3 giorni di ricovero e quattro di assistenza domiciliare. Peccato che l’assessore abbia dimenticato che le prestazioni sanitarie non si pagano a posto letto, ma sulla base dei Drg che rappresentano il dato composito riferito alla diagnosi». Di qui a tirar le somme sugli effetti che la decisione di riorganizzare la rete ospedaliera abbia effetti immediati sul personale è poca cosa.

«In 5000 tra amministrativi, medici, primari, tecnici e infermieri d’età media attorno a 50 anni, a seguito della riduzione dei posti letto già nel 2007 subiranno la messa in mobilità a meno che ­ ha tagliato corto Romano ­ non ci sarà un programma serio di riconversione del personale». A peggiorare il clima tra il personale anche le voci sul fatto che ormai è certa la disposizione sulle riduzioni dei turni di guardia, di lavoro straordinario e prestazioni aggiuntive».

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