«Il taglio della merenda? Perché non vogliamo bimbi grassi»

«Il taglio della merenda? Perché non vogliamo bimbi grassi»

(...) delle 16».
Ossia, pomeriggio corto? Ti fai bastare il pranzo. Esci dopo? Ti becchi la merenda. È una guerra all'ultima girella. Lo sanno bene i genitori dei piccoli, destinati alle scuole dell'infanzia, asili nido esclusi, che d'ora in poi si vedranno rifiutare una merenda. Non che prima lo spuntino fosse una manna, s'intende. In sorte ti capitava quando andava bene un frutto, quando andava male uno yogurt.
Ma sempre meglio di niente, specialmente per i piccoli meno seguiti, quelli che non hanno (non solo per negligenza ma anche per i più svariati problemi) una mamma che mette loro la brioches nello zaino prima di andare all'asilo e che, così, avevano comunque uno spuntino garantito dal Comune. Non pochi sicuramente molti dei quali rientreranno in quel 26% di famiglie esenti dal pagamento della ristorazione scolastica, la stessa che Veardo sostiene essere regolata con «principi fortemente solidaristici per cui chi più ha più paga».
Sì, salvo al capitolo merende dove vale il principio opposto «chi meno ha, meno becca». E chi ha fame, viene da chiedersi? «Dovrà adeguarsi al livello nutrizionale garantito con colazione e pranzo». Un paradosso. «Noi siamo aperti alla discussione con i genitori - acconsente morbido Veardo quando gli si fa notare che, effettivamente, l'annosa questione spuntino sta creando non pochi disagi tra i genitori, già sul piede di guerra - ma non vogliamo che mangino la merenda neppure quelli che se la portano da casa». Giusto, democratico. Le merendine servono solo a far crescere degli smidollati.
Mancano i soldi? Non sembra, almeno per ora visto che Tursi può perfino permettersi di finanziare i progetti di tre scuole internazionali tra cui il Liceo Deledda e Duchessa di Galliera. «Per ora non abbiamo effettuato ritocchi nelle tariffe, né in quelle per l'iscrizione ai servizi scolastici né per la ristorazione». Ma gli aggiustamenti potrebbero arrivare.

«C'è una spinta al ridimensionamento e dovessero mancare quei 65 milioni toccherà pensare a delle soluzioni - continua Veardo che, in conclusione, respinge le accuse di tagli a scapito dell'alimentazione scolastica -. Se bastasse una merendina ad incidere sul bilancio avremmo tagliato anche la frutta». E poi a lui la merenda neanche piace. Questione di tempo, tra un po' non piacerà più neanche agli altri.

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