Tallin, l’Europa del futuro guarda a Est

Dicono che a Londra la stagione sia una sola. Il cielo grigio, la pioggerella. Ma a Wimbledon quest’anno c’era il sole - a luglio l’hanno visto tutti, in televisione o dagli spalti - l’azzurro era limpido e persino le nuvole erano luminose. Il cielo di Londra era il protagonista del torneo e, forse, era anche un messaggio. La capitale che si è aggiudicata le Olimpiadi del 2012 è pronta a sfidare le rivali su qualunque terreno, meteo compreso. La guerra è quella al titolo di capitale del mondo: quello che, da decenni, New York non cede a nessuno.
CINEMA E VIP
La Grande mela ha tutte e quattro le stagioni da esibire nel suo pedigree. E nel Novecento ha dominato la scena: film, arte, letteratura, finanza, giornalismo, moda, skyline, grattacieli, Central park, l’hot dog e il bicchierone e le patatine. È stata la capitale del ventesimo secolo, come Parigi lo è stata del diciannovesimo, ma ora il terzo millennio comincia sotto il Big Ben: la tesi è del New York magazine che, qualche tempo fa, ha dedicato a Londra un numero speciale. Però il titolo era perfido: «Londra (l’altra New York)». Come se la capitale inglese potesse procedere soltanto per imitazione o per contraltare.
La ripicca è segno che la minaccia è reale, e sentita. La guerra è fatta di serate a teatro, mostre, concerti, passerelle, Oscar e hit parade. Nicholas Hytner, direttore del National Theatre, non ha dubbi: «Londra è la capitale mondiale del teatro in lingua inglese. Non credo che nessuno sia pronto a dire il contrario, nemmeno a New York». Le dame inglesi trionfano a Hollywood: Helen Mirren, Kate Winslet, Judi Dench e Rachel Weisz. «New York è Woody Allen in cardigan» assicura il New York magazine: ma nei suoi film il regista ha scelto un’altra aria e, in Match Point e Scoop, Scarlett Johansson si muove a Londra. Madonna ha una casa principesca dalle parti di Mayfair, Gwyneth Paltrow ha traslocato con la prole al di là dell’Atlantico, dove si vive «in tutt’altro mondo». Manhattan ha conquistato molti ex abitanti di Beverly Hills come Drew Barrymore, Uma Thurman e Julia Roberts, Tom Hanks e Steven Spielberg, oltre alla famiglia Griffith-Banderas, ma il gossip più succoso è offerto dalle coppie britanniche. Kate Moss e Peter Doherty sono due fuoriclasse. Quando la modella è finita nei guai per la cocaina si è rifugiata a Manhattan ma, una volta passata la tempesta, se n’è tornata subito lungo le sponde del Tamigi. Poi ci sono stati i tormenti sentimentali di Sienna Miller e Jude Law, ambientati a Maida Vale, nel West end londinese, e il divorzio, danaroso e gridato, fra Heather Mills e Paul McCartney. Gli americani per vendicarsi hanno rubato ai rivali Victoria e David Beckham: i re di Londra, ormai, sono targati Usa. D’altronde avevano già chiamato il loro primo figlio Brooklyn. Casa loro è a Los Angeles, dove hanno amici e lavoro, ma alle ultime sfilate di New York la ex Spice girl era ospite in prima fila, fotografata e paparazzata alla faccia della settimana della moda inglese, che è cominciata proprio ieri.
MODA E ARTE
La battaglia si combatte anche in passerella: perché New York ha avuto Ralph Lauren e Calvin Klein, ma i giovani designer si fanno sempre più le ossa alle sfilate londinesi. Debuttano Rodnik e il designer illustratore parigino Chalet Anastase, e Matthew Williamson torna a Londra per festeggiare i dieci anni di carriera, protagonista di una mostra al Design museum. Ci si scontra sul terreno dell’arte: il British museum ha convinto i cinesi e ospita l’esercito di terracotta di Xi’an, l’O2 di Greenwich ha riscoperto l’Egitto e da novembre sarà teatro della più grande mostra mai organizzata dei tesori di Tutankhamon. L’America risponde con Rembrandt al Metropolitan e Gustav Klimt alla Neue Galerie. Però gli inglesi hanno Damien Hirst ed è lui l’artista più pagato del mondo.
I soldi nella City non mancano, e non solo in Borsa. Nella classifica della guida Zagat delle città dove mangiare costa di più, i ristoranti londinesi sono al primo posto: 57 euro in media, il doppio che a New York, cinque euro in più rispetto a Parigi (seconda).
AI VOTI
New York non sta a guardare. In un sondaggio è stata appena votata la città più cool: per il 14 per cento degli intervistati (la ricerca, commissionata da CoolBrands Council e Sta Travels, ha coinvolto 2.500 persone tra i 18 ed i 35 anni) è la regina dello stile, seguita da Londra con il 10 per cento. Il potere della Grande mela è stato riconosciuto anni fa dall’inglese John Lennon, che spiegò così il trasloco a Manhattan: «Se fossi vissuto nei tempi dell’impero romano sarei vissuto a Roma. Dove se no? Oggi l’America è l’impero romano e New York è la Roma odierna». Londra insegue un po’ New York e forse sbaglia: Ken «il Rosso» Livingstone, sindaco protagonista come un attore, ha promesso che Londra salirà ancora di più verso il cielo, che i nuovi edifici sono solo un assaggio e, entro il 2015, i grattacieli saranno almeno una ventina. L’Asia insegna che si può: a Shanghai e Pechino i vecchi quartieri crollano come la cartapesta e, al loro posto, sorgono scenografie futuristiche, i vetri e le trasparenze e le strutture longilinee di torri e palazzi alti cinquanta piani. Però forse Londra ci perde qualcosa, i grattacieli si vedono troppo da lontano, nelle vie poi non ci si perde più.

Camminare un po’ disorientati e seguire l’odore della nebbia, un ponte una casa vittoriana una viuzza, l’umidità del Tamigi, mai dimenticare la malinconia. Se Londra diventa l’altra New York non c’è più gusto a farsi la guerra.

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