Tamburi, danza e musica Arriva l’onda del Sol Levante

RITMI Il taiko rischiava di sparire alla fine della Seconda guerra mondiale

«L'anno del Giappone a Milano», il 2009, prosegue con mostre ed eventi che contribuiscono ad accorciare le distanze dal Sol Levante: fino al 2 giugno a Palazzo Reale è in cartellone la mostra «Samurai» (la prima mai organizzata in Europa dedicata al mondo dei guerrieri nipponici), al Castello Sforzesco prosegue fino al 28 maggio la mostra «Orientalia», ricca di centoquaranta manufatti giapponesi, e anche lontano dalla città, ad Osnago nel lecchese, da oggi al 14 giugno va in scena in diversi siti della cittadina la rassegna di teatro e danza giapponese «La voce del corpo» (info e prenotazione 02-29512887), che porterà in Brianza i due massimi esponenti di teatro e danza Butoh - nata negli anni '50 come manifesto contro gli orrori della bomba atomica - Atzsushi Takeonuchi e Yumico Yoshioka. A Milano, la grande festa giapponese si colora di spettacolarità e ritmo travolgente con lo spettacolo «Ekkyo: Oltre i confini» della compagnia Kodò - Il battito del cuore, in scena al Teatro degli Arcimboldi il 29 e 30 maggio (ore 21, ingresso 35-20 euro più prevendita, info 02-641142212). I quattordici giovani perfomer di Kodò (guidati dal primo ballerino Chieko Kojima) sono veri e propri adepti di una dura disciplina di musica, canto e danza coltivata da ormai quarant'anni sull'isola di Sado, nelle Kuju Highlands a sud del Giappone, con il proposito di far rivivere la tradizione del taiko. «Il taiko è l'antico tamburo giapponese, in diverse dimensioni (raggiunge anche il diametro di quasi due metri), capace di evocare le vibrazioni più antiche legate a una tradizione che - racconta il direttore artistico Mitsuru Ishizuka - dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con l'occidentalizzazione del Giappone, rischiava di scomparire». Richiamati dal fascino dell'isola di Sado, storicamente luogo di esilio o di rifugio di intellettuali e dissidenti, nei primi anni Settanta un gruppo di giovani abbandonò le comodità della vita moderna per dedicarsi a un'esistenza di studio musicale in comunità: tra le varie compagnie artistiche nate dall'isola Kadò raccoglie giovani dai diciotto anni di età in su, educati per almeno due anni prima di conquistare il palcoscenico. «Quello stesso senso di comunità si crea tra artisti e pubblico non appena il taiko comincia a suonare - spiega Ishizuka - è la magia di quel suono e dei ritmi che genera». A differenza dagli show precedenti, «Ekkyo: Oltre i confini» non sarà composto di vari quadri, ma solo di due tempi omogenei tra loro: «È un flusso di suoni e coreografie senza soluzione di continuità - prosegue Ishizuka -. Anche l'entrata e uscita dei perfomer e dei tamburi dalla scena farà parte della coreografia». La compagnia Kadò, sebbene nata per difendere la tradizione nippponica, non si nega a contaminazioni: a Roma ha collaborato ad esempio con l'Orchestra di Santa Cecilia, con la quale realizzerà all'Auditorium un concerto di musica contemporanea sinfonica legata alle percussioni taiko. Il trionfo percussivo di Kadò è puramente acustico, senza ricorso ad amplificazione: «In Italia - spiega Ishizuka - abbiamo sempre trovato teatri e auditorium dall'acustica perfetta per il tipo di spettacolo che facciamo».

Il suono dei taiko giapponesi è, nel significato antico, un messaggio di ottimismo, qualcosa di cui nel mondo, oggi, si sente il bisogno: «Nei tempi antichi - conclude Ishizuka - si danzava e suonavano i tamburi in occasioni di calamità, per intonare il canto della speranza nel futuro».

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