Da Sesto San Giovanni a Roma; dal municipio della città-simbolo del movimento operaio alle stanze ovattate dell’Iri, la holding del business di Stato:c’è un verbale che, nell’inchiesta sulle tangenti rosse e sull’ex sindaco Filippo Penati,mette in collegamento questi universi così distanti. In sintesi: un testimone racconta come il via libera a una operazione immobiliare su un’area dismessa a Sesto abbia fatto da merce di scambio per sbloccare la vendita dall’Iri ad un consorzio privato della Aeroporti di Roma, la società che gestisce lo scalo di Fiumicino.
L’intera,complessa partita, sarebbe stata accompagnata dal versamento di una robusta «mediazione» al braccio destro di Penati, Giordano Vimercati. A raccontare il dettaglio è un servizio del numero di Panorama oggi in edicola. La fonte è un testimone non sospettabile di avversione ideologica per Penati e per la sua amministrazione: Diego Cotti, imprenditore ma anche impegnato in politica nella lista «Sesto per Penati». Nei mesi scorsi anche Cotti ha iniziato a collaborare con l’inchiesta dei pm Franca Macchia e Walter Mapelli. Ha parlato di come ricevette da Vimercati, alla presenza di un silenzioso Penati, la richiesta di un contributo per poter rilevare insieme al suocero Giuseppe Pasini dalla Falck le aree abbandonate del vecchio stabilimento siderurgico.
«Mi disse:l’area Falck la può comprare solo uno che diciamo noi, perché fa parte di un accordo più vasto. La può comprare Pasini, se vuole, perché noi abbiamo garantito che lui è un imprenditore serio e corretto e noi lo possiamo gestire perché è amico mio. Però se fa questa cosa deve coinvolgere le cooperative». Come faceva, il leader dei Ds sestesi, a costringere la Falck a vendere solo «a chi diciamo noi»? Ecco la risposta: «Falck stabilisce il prezzo ma vende a chi diciamo noi. Perché Falck vuole entrare in Aeroporti di Roma e ha bisogno di un placet nazionale. Noi gli diamo il placet se vende l’area a chi diciamo noi».
E il placet arrivò: nel 2000 l’Iri, presieduta allora da Piero Gnudi, firmò la cessione di Adr al consorzio Leonardo, di cui Falck faceva parte con il 30 per cento delle quote. Ora le accuse di Cotti mettono in relazione quel via libera con la dazione di denaro; ed è una accusa grave perché per la prima volta nell’inchiesta monzese entra una vicenda che, se fosse vera, coinvolgerebbe in qualche modo i ruoli della struttura nazionale dei Ds. Forse anche per questo, la reazione di Penati è brusca: «Siamo ormai oltre l’ennesima ricostruzione unilaterale e falsa. Tra quelle girate in questi giorni questa è talmente paradossale da poter essere definita fantascientifica. Sono anch’io molto interessato all’esito delle indagini che non potranno che smentire nel modo più chiaro e totale l’esistenza di tale legame ». Nel frattempo, Penati si trova a fare i conti anche con il vivo interesse della Procura per una fondazione di cui finora pochi avevano sentito parlare.
Si chiama «Fare Metropoli », ha sede a Milano in via Galilei e lunedì è stata perquisita dalla Guardia di finanza.
A «Fare Metropoli» sono arrivati nel corso degli anni finanziamenti per centinaia di migliaia di euro. Niente di irregolare, se non fosse che una parte dei versamenti arrivano da aziende direttamente o indirettamente interessate alle operazioni immobiliari sulle aree di Sesto San Giovanni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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