«Tante firme per convincere a investire in strade più sicure»

Il presidente Lucchesi: «Occorrono più sorveglianaza e controlli capillari Bisogna darsi da fare per raggiungere gli obiettivi dell’Ue: dimezzare le vittime nel 2010»

da Riccione

L’Automobile club d’Italia è in prima linea per la sicurezza stradale. «Si tratta di una vera emergenza internazionale - ha affermato il presidente Franco Lucchesi, in occasione di una conferenza stampa a margine del “Rally della Stampa”, organizzato dall’Unione italiana giornalisti dell’automobile -: ogni anno, infatti, nel mondo perdono la vita più di 1,2 milioni di persone persone e i feriti sono oltre 50 milioni, un bilancio assolutamente inaccettabile sia dal punto di vista morale che economico. Siamo tutti consapevoli che non si tratta di un fatalità ma, al contrario, la maggior parte degli incidenti possono e devono essere evitati. Però bisogna intervenire subito, c’è la necessità di una politica globale e di ingenti investimenti in favore della sicurezza e della formazione delle persone. Tutti, a partire dalle istituzioni, fino agli stessi automobilisti sono chiamati a portare il proprio contributo».
Nel nostro Paese il traguardo imposto dall’Unione europea di ridurre i morti per incidenti stradali del 50% entro il 2010, a oggi, è davvero difficile da raggiungere.
In Francia, invece, gli interventi decisi dallo Stato hanno prodotto in 5 anni una diminuzione del 43% dei morti e dei feriti negli incidenti stradali da quando, nel 2002, sul luogo di un grave tamponamento, lo stesso presidente Jacques Chirac aveva esortato in diretta televisiva la popolazione a una maggiore prudenza e il governo stesso affinché prendessero gli opportuni provvedimenti, che non sono tardati ad arrivare: più poliziotti sulle strade, un maggior numero di etilometri e di radar, revisione dei limiti di velocità, segnali stradali chiari e, soprattutto, credibili.
L’Aci mette in campo tutto il proprio impegno e, in occasione della prima «Settimana mondiale della sicurezza stradale» indetta dalle Nazioni Unite, partita lunedì scorso, ha proposto l’iniziativa «Obiettivo 2010: un traguardo per la vita» che, se da una parte intende raccogliere, attraverso una petizione promossa anche dalla Federazione internazionale automobilistica migliaia di firme (lo scopo è fare pressione su governo italiano, Onu e G8 affinché convincano tutti gli organismi internazionali a destinare alla sicurezza stradale il 10% degli investimenti in infrastrutture), dall’altra ha dato vita a un piano quadriennale di programmi e interventi mirati a far sì che il nostro Paese possa centrare l’obiettivo europeo fissato per il 2010. È possibile aderire on-line sul sito www.aci.it.
Nel 2005 in Italia si sono verificati 225.078 incidenti stradali che si traducono in 5.426 morti e 313.754 feriti, con un costo sociale pari a 34.733 milioni di euro. In pratica, si è di fronte a un’emergenza quotidiana con 617 incidenti, 15 morti e 860 feriti. Giovani e bambini figurano in gran numero tra le vittime che ogni anno si contano sulle strade: più del 40% sono i morti che hanno un’età inferiore a 25 anni. In un anno, complessivamente, gli incidenti stradali rappresentano il 2,1 per cento della mortalità mondiale e il problema sembra difficile da arrestare, considerando l’aumento della motorizzazione ovunque, specialmente nelle aree emergenti.
«Per raggiungere l’obiettivo imposto dall’Ue - conclude Lucchesi - dovremmo avere una riduzione della mortalità pari al 9% ogni anno. E non è modificando continuamente il Codice della strada o inasprendo le sanzioni che possiamo sperare di cambiare i comportamenti della gente.

Occorrono, invece, maggiore sorveglianza e un controllo capillare delle strade».

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