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Tanti mugugni e pochi fatti le magagne del centrodestra

Tanti mugugni e pochi fatti le magagne del centrodestra

Caro Massimiliano, mi intrometto nel dibattito sulla sconfitta elettorale del centro destra alle scorse elezioni per dire la mia.
Io non sono né un direttore di giornale, né un imprenditore, che ad un bel momento ha deciso di schierarsi politicamente. Io sono un piccolo elettore, che s'identifica nel centro destra, che s'identifica in Silvio Berlusconi, e nella maggior parte delle battaglie da lui intraprese. Questo a livello nazionale, ma a livello locale non sono da meno. A livello locale non solo mi piacerebbe portare una ventata di centrodestra nazionale fatta di idee e cambiamenti, ma c'è anche da combattere un monopolio rosso che ci domina, s'è impossessato del potere e ha ormai una struttura di scambio voti, concessione di privilegi dura da demolire e perfettamente funzionante; ma la vera forza di questa classe dominante (o rovinante) è l'aver imbalsamato le menti liguri, l'aver fatto divenire legge dell'elettorato, il mugugno, il genovesismo, la paura del cambiamento e della novità.
Questa è la vera difficoltà nel cambiare le cose. E questa è la vera rinuncia fatta dal centro destra a livello locale. Ed è forse da qua che si dovrebbe ripartire per cercare di cambiare veramente le cose.
A livello nazionale ciò è avvenuto perché il sig. Berlusconi ha travolto la vecchia concezione della politica, fatta di paroloni vuoti e privi di senso, ed entrando nella testa delle persone con parole semplici e precise, con immagini di realtà, con proposte tangibili ed alla portata di un governo. Non le parole enormi ma vuote «ci occuperemo degli anziani» alla Casini per intendersi, (ma comparse anche su qualche manifesto del centro destra locale nell'ultima campagna elettorale) ma «alzeremo le pensioni minime a 500€»... che non è tanto ma è qualcosa, che fa immaginare le persone ad una cosa fattibile.
È un esempio, uno dei tanti: si pensi alla campagna elettorale di Berlusconi... da Bruno Vespa col «contratto con gli italiani», o scatenato a disegnare progetti di autostrade sulla lavagna, o con idee ben precise su giustizia, sanità, tasse, infrastrutture...
Questa la via è questa che deve essere seguita: idee precise, chiare, fattibili, con un ordine d'importanza, forti, coraggiose e senza il minimo indugio.
A Genova, in Liguria invece solo mugugni, solo parole vuote, solo «quello non ha fatto!» e comunque niente di diretto, di pragmatico, di concreto da far sognare gli elettori un vero cambiamento. È avvenuto a livello locale quello che fa tutti i giorni il Pd a livello nazionale. Denigrare l'avversario (certo con altri metodi) senza proporre un bel nulla, e non a caso, il centro sinistra finché adotterà questi metodi non vincerà mai con una maggioranza nazionale stabile e capace di attrarre elettori.
La via è dunque questa, che toccammo una volta col buon Castellaneta, capace di sfiorare una vittoria elettorale al Comune solo perché ci mise tanta energia, idee concrete e forti e fu anche aiutato dal disastrosissimo Sansa.
E la via poi dovrebbe trovare un altro elemento per essere vincente: la regola del fare per buonsenso e non per colore politico. Che poi altro non è che il più nobile significato di governare in democrazia, vale a dire governare per la cosa pubblica nel nome di tutti e nel nome del progresso, miglioramento e benessere collettivo. Cosa che oggi non avviene, cosa che nemmeno Berlusconi riesce ad ottenere nonostante il suo carisma, a causa di una classe politica che rappresenta non gli interessi della collettività, ma i propri piccolissimi ed inutili interessi, a spese della collettività.

Ma questo è un discorso successivo, perché mi accontenterei di avere come a livello nazionale un governo forte e con un leader che comunque nonostante i Fini e Casini di turno, figli ed eredi della vecchia classe politica, riesce comunque a fare qualcosa che di questi tempi è meglio di niente.

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