Il Tar: giusto oscurare i siti esteri

Filippo Grassia

Il d-day, tanto atteso e temuto, non è passato invano. Il Tar dell’Abruzzo, nell’ordinanza del 29 marzo, ha rigettato il ricorso presentato da Gabriele Peroni, titolare di un ctd collegato a Stanley International Betting, e ha sostanzialmente accolto le tesi avanzate dai vari soggetti che si erano costituiti parte civile: dal Ministero dell'Economia ai Monopoli di Stato, da Sisal e Match Point a Lottomatica e Snai. Nel testo, firmato dal presidente Santo Balba, si legge che la domanda di sospensione è stata respinta perché “allo stato il ricorso risulta di dubbia ammissibilità e non risulta provato il danno grave e irreparabile”. In discussione la competenza territoriale. In altre parole il Tar ha confermato la liceità del testo di legge che prevede, fra l’altro, la chiusura dei siti esteri di quei bookmaker che operano in contrasto con le leggi italiane. Una decisione contraria a quella assunta avrebbe di fatto limitato la sovranità di uno stato nazionale, nel caso quello italiano, di emanare leggi, tutelare i cittadini nei settori più disparati e ricavare proventi a favore della collettività. Il mercato dei giochi e delle scommesse non può essere considerato una enclave a sé stante, ma la tessera di un mosaico a livello nazionale. Altrimenti, cosa impedirebbe a un qualsiasi imprenditore europeo di trasferire la propria sede nel paese a minore incidenza fiscale e operare da lì in tutti gli altri stati? Di qui l’importanza dell’ordinanza emanata dal Tar dell’Abruzzo nella Camera di consiglio tenutasi a L’Aquila.
Su questo tema si era pronunciato l’avvocato Mariagrazia Leopardi dell’Avvocatura dello Stato: «Esiste una esigenza preminente di ordine pubblico, vedi riciclaggio di denaro sporco, usura e quant'altro, che differenziano i siti esteri non autorizzati da tutti quei concessionari che per essere in regola vengono sottoposti ad un vaglio rigoroso. Basti dire che i ctd, in quanto semplici centri di trasmissione dati, possono anche non rispondere di mancata corresponsione di vincite. Trovo inammissibile che si permetta di lasciare operare siti non legali con il danno erariale che ne consegue».
All’indomani della sentenza Giorgio Tino, direttore generale di Aams, ha difeso la legge contenuta nell’ultima Finanziaria: «Il provvedimento in questione non è oscurantista né tanto meno protezionista, ma rappresenta un mezzo necessario per tutelare il giocatore e l'ordine pubblico». Francesco Ginestra, presidente del sindacato Snai, ha aggiunto: “È un grande successo per l’Amministrazione dello Stato che ha avuto il grande merito di sistemare il settore dei giochi in tempi tutto sommato brevi. Se altri operatori estero vogliono sbarcare in Italia, lo facciano pure, ma alle condizioni e secondo le regole in vigore nel nostro paese, così da garantire la massima trasparenza ai giocatori e lavorare alle stesse condizioni dei provider autorizzati». Di particolare interesse anche le affermazioni dell’amministratore delegato di Sisal, Giorgio Sandi: «Il possesso di una licenza permette di certificare l’intero ciclo di raccolta delle scommesse e di avere certezze dei pagamenti, cosa che non avviene se un qualunque soggetto potesse, da una comoda posizione estera, proporre le proprie giocate.

Quindi l’avvalersi di un corretto sistema di licenze non è un deterrente per le aziende serie, ma una tagliola per gli imbroglioni che proliferano nella rete. Grazie anche all’ordinanza del Tar dell’Abruzzo, l'oscuramento dei siti esteri illegali rappresenterà un sempre più valido deterrente per chi vuole agire in maniera illegale.

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