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Tarantini si difende «Mai pensato di trasferirmi in Tunisia»

«Non volevo fuggire, non avevo alcuna intenzione di andare in Tunisia né di trasferire lì i miei interessi». L’imprenditore barese, Gianpaolo Tarantini, fermato venerdì dalla Finanza per diversi episodi di spaccio di cocaina in concorso con altre tre persone e indagato per favoreggiamento della prostituzione oltre che per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di medici e dirigenti sanitari pugliesi, ha confessato al suo legale di fiducia, Nicola Quaranta, che mai aveva pensato di abbandonare l’Italia. Il provvedimento di fermo, firmato dal pm Giuseppe Scelsi, contesta all’imprenditore un «forte inquinamento delle prove» oltre al «pericolo di fuga» ma qualcosa di più dovrebbe emergere dall’udienza di convalida del fermo che dovrebbe essere fissata dal gip per domani.
«Il provvedimento è abbastanza riduttivo e incomprensibile sul pericolo di fuga» rincara il legale che aggiunge: «Si parla del viaggio in Tunisia in prospettiva di un futuro allontanamento dall’Italia ma Tarantini è stato lì in vacanza in un villaggio turistico a maggio». E aggiunge a questo proposito che l’imprenditore è residente da tempo a Roma dove abita con la famiglia e dove le figlie vanno regolarmente a scuola. Per questo ritiene incomprensibile il pericolo di fuga, ma si riserva un esame più approfondito degli atti per eventualmente vedere se ci fossero elementi relativi a situazioni più concrete.


Nel frattempo un pusher, interrogato dal pm sulla cessione di droga, avrebbe smentito Tarantini che il 27 luglio aveva dichiarato di aver acquistato 50-70 grammi di cocaina da un fornitore di fiducia, quantitativo smentito appunto dal pusher che sostiene invece di aver dato all’imprenditore 500 grammi di sostanze stupefacenti.

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