Il tartufo afrodisiaco convince la Regione

Il tartufo afrodisiaco convince la Regione

Ad Alba e dintorni non si diano troppe arie. I tartufi ce li abbiamo anche noi, qui in Liguria, proprio su quei monti, in quei boschi che nelle giornate di scirocco respirano l’aria di mare. Mare o no, questo preziosissimo e profumatissimo (è garantito, si tratta di profumo) frutto della terra vanta in Liguria una tradizione antica, anche se poco conosciuta. E forse adesso che è nata in Regione una legge tutta dedicata a lui, anche il tartufo ligure potrà comparire a pieno titolo nei menù dei ristoranti più esclusivi.
Senza voler scatenare i dilettanti allo sbaraglio (la ricerca del tartufo è una vera arte che non si può improvvisare) queste sono le zone dove si trovano i tartufi: in tutta la riviera di Ponente da Savona a Ventimiglia ecco il tartufo nero pregiato, lo scorzone e il bianchetto, nelle valli della Bormida e dell’Erro il bianco pregiato, il nero pregiato, il nero ordinario e il moscato, nelle valli dello Stura e dello Scrivia l’uncinato, ma tartufi si trovano anche nelle zone più orientali ai confini con Emilia e Toscana.
Tutto questo ed altro è contenuto nella legge presentata dai consiglieri Michele Boffa (Margherita) e Carlo Vasconi (Verdi), legge che è stata approvata all’unanimità dal consiglio. E pare proprio che Boffa non abbia dovuto faticare granché per ottenere il sì della Regione, una volta spiegato che il tartufo è particolarmente apprezzato per le sue doti culinarie e soprattutto afrodisiache, fatto provato dall’attenzione che al tartufo riservavano già gli antichi romani che lo ritenevano una regalo di Giove.
La legge contiene quindici articoli il cui scopo primario è quello di dare un incentivo alla tartuficoltura con contributi fino al 50 per cento per i conduttori di tartufaie e dei consorzi per l’acquisto e la messa a dimora di piante tartufigene. Queste piante, precisa la legge, saranno identificate dalle associazioni di tartufai che poi istituiranno un albo regionale delle piante produttrici di Tuber Magnatum Pico. Piante che dovranno comunque essere salvaguardate per non lasciare che accada quello che è avvenuto in passato quando il taglio del bosco, l’abbandono delle campagne e il loro inselvatichimento, hanno portato al rapido degrado delle tartufaie.

Per questo la legge prevede proprio l’istituzione dell’indennità a favore dei proprietari di piante di «riconosciuta capacità tartufigena», perché si impegnino a conservarle permettendo nello stesso tempo la raccolta dei tartufi sul loro territorio.
E chi non avesse mai assaggiato l’uovo al tegamino con una «grattatina» di tartufo sopra, lo faccia. E se il tartufo è ligure, tanto meglio.

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