Sovracapacità (in Europa vengono sfornate 30 milioni di auto in più rispetto alla domanda reale), delocalizzazione (il trasferimento all'estero di linee di montaggio ha cancellato la base industriale e minato l'equilibrio economico di Paesi come il Regno Unito): per l'ad di Fiat Group, Sergio Marchionne, è urgente arrivare a un riallineamento della capacità produttiva che bilanci domanda e offerta. «Il rischio - ha sottolineato - è che nei prossimi mesi in Europa chiuda più di una fabbrica di auto». Sui siti italiani, Marchionne ha precisato di essere disponibile ad aprire un confronto con tutte le parti interessate, «ma è necessario che si abbia chiaro qual è la situazione entro la fine del 2009, cioè che la sovracapacità sarà un terzo in più di quella strutturale».
Il top manager ha evitato riferimenti specifici italiani, pur riconoscendo le difficoltà di Pomigliano dovute al fatto che le vetture medio-alte si vendono di meno («ma continuiamo a cercare una soluzione»). Solo su Mirafiori l'ad si è sbilanciato: «È inconcepibile che chiuda questo stabilimento, perché si trova vicino al cervello pensante del gruppo, sarebbe l'ultimo in ordine cronologico». Per mettere ordine alla capacità in Europa prima che sia troppo tardi, Marchionne ha invitato la Ue a seguire l'esempio di Washington, creando una task force che dipani la matassa. Luca di Montezemolo ha comunque ringraziato il governo per aver ridato vigore, con i bonus, al mercato. E se le vendite di auto hanno ripreso ad accelerare, non è così per i camion (Iveco) e le macchine movimento terra (Cnh) che continuano a soffrire. A proposito di Cnh, l'ad ha ricordato che negli Usa è stata emessa la prima tranche di un Abs, auspicando che la liquidità investita nella controllata possa essere riportata presto a casa.
Infine il capitolo Chrysler: «Noi siamo pronti - ha concluso Marchionne - se sarà tutto ok potremo vedere nel 2011 la prima auto frutto dell'operazione».
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