GenovaSi è svolta ieri, nella sede della Banca dItalia di Genova, lAssemblea generale della Nautica Italiana. Il tema: la manovra che penalizza oltre misura, e ancora una volta, lintero cluster marittimo.
Grazie al pressing di Ucina-Confindustria Nautica, tuttavia, la notte tra martedì e mercoledì scorsi ha portato consiglio: la tassa di stazionamento è meno iniqua grazie agli emendamenti dellultima ora. Sono stati ottenuti importanti correttivi al provvedimento, riducendone limporto già prima delladozione del testo definitivo. Esenti dalla tassa i natanti e tutte le unità in rimessaggio, mentre sono state abbattutele imposte giornaliere previste per le unità inferiori ai 34 metri e il dimezzamento della tassa per le unità a vela. Riconosciuta, infine, la cosiddetta vetustà delle imbarcazioni. Ma i problemi restano. E sono enormi.
Presidente Albertoni, mercoledì nel salotto di Vespa ha scambiato qualche opinione con il vice ministro allEconomia, Grilli...
«Indubbiamente il dialogo con il governo è aperto. Qualcosa abbiamo già ottenuto. Noi ripartiamo dallo slogan di Genova 2011: Battiamo bandiera italiana. Mi auguro che il diportista italiano non perda questo orgoglio. Non ci tiriamo indietro di fronte ai necessari sacrifici, ma questa tassa ha un vizio di fondo: è unimposta di soggiorno che va a colpire qualsiasi barca di qualsiasi nazionalità che si trovi in acque territoriali. Tutti sanno che in Italia le barche oltre i 24 metri sono 250. È strano quindi che si vada a tassare tutto il mondo del turismo nautico che da solo vale un miliardo di euro. Se, nella migliore delle ipotesi, andiamo a perdere il 25% del charter che gravita nella acque italiane in estate, ecco che bruciamo già 250 milioni. Vale a dire lintero gettito della tassa».
A pensar male spesso si indovina. Caro Pd, chiudi un occhio sulle pensioni e in cambio vi diamo in pasto le barche... È così?
«Ipotesi verosimile. Anche perché, numeri alla mano, il gettito della tassa è assolutamente irrilevante. Ma si sa, lopinione pubblica è molto sensibile quando si parla di nautica. Soprattutto perché molti non sanno che cosa cè dietro una barca... Sarebbe stato più opportuno tassare il bene-barca senza perdere il turista straniero che intende fare tappa nei nostri porti. E così rischiamo di perdere anche gli italiani. Chi ha qualcosa da nascondere ora ha un motivo in più per scappare. Le pare?».
Sembra però che la grande fuga sia già in atto. Le risulta?
«Francamente non conosco i numeri. Sicuramente sul web girano migliaia di promozioni di porti turistici stranieri, in particolare croati, che invitano gli italiani a spostare le loro barche. Credo che non si lascino scappare questo business. Del resto come hanno sempre fatto, e oggi ancora di più, anche i francesi. Non si capisce perché, per andare a colpire pochi che forse potrebbero nascondere qualcosa, si fanno scappare gli stranieri e gli italiani onesti».
Con i porti italiani che si svuotano, che cosa sarà dei 18mila posti barca in costruzione?
«Bisognerà vedere se chi ha questi investimenti in corso proseguirà o si fermerà. Ci sono situazioni difficili da bloccare, ci sono porti turistici già realizzati che cominciano già a soffrire. Comunque voglio essere ottimista, perché ci sono in ballo altri 30mila posti barca in via di approvazione. La tassa entrerà in vigore a maggio, e quindi abbiamo quattro mesi per trovare soluzioni di buon senso. In questo contesto, però, ci metto anche una speranza: il prossimo provvedimento per lo sviluppo. Dal nuovo governo ci aspettavamo sì misure di riequilibrio della finanza pubblica e di risanamento, ma anche, e soprattutto, per lo sviluppo. E siccome di sviluppo non se nè assolutamente parlato, mi auguro che il ministro Corrado Passera voglia incontrarci al più presto. Nelle sue mani, infatti, ci sono i dicasteri di riferimento, per noi strategici: Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti. Noi abbiamo sempre pronto un pacchetto di norme a costo zero che possono dare la possibilità al comparto di contribuire, come ha già dimostrato di saper fare, alla ripresa economia di questo Paese».
Dato per chiuso il caso Ferretti, i cinesi continuano a strizzare locchio alla nautica italiana.
«Abbiamo avuto un incontro con i cinesi la scorsa settimana. Siamo stati chiamati, e quindi coinvolti, in un possibile sviluppo di collaborazione con lobiettivo di accompagnare la crescita del loro mercato nautico. Stiamo valutando la possibilità di mettere a disposizione il nostro know how : normative di navigazione, standard di costruzione, una rete di saloni nautici distribuiti sul territorio). Ci stiamo lavorando. Credo che già nel 2012 si possano vedere i primi frutti. Quello cinese è un mercato enorme, ancora lontano dalla nautica ma anche pronto, economicamente, a recepirla. Una sfida da cogliere al volo».
E con il fisco? Non vorrete proporre il modello italiano... Quello francese è più presentabile.
«Senza dubbio... Ci prenderebbero per matti da legare. Sperando poi che anche i cinesi vengano a navigare nelle nostre acque».
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