Da una parte il sindaco Marta Vincenzi e l'assessore Carlo Senesi: «L'obiettivo è quello di non aumentare la tassa». Dall'altro la Corte Costituzionale che ha stabilito come la vecchia Tarsu, la tassa sui rifiuti trasformata in Tia, doveva rimanere tale e cioè un tributo che non poteva essere aggravato dall'aggiunta dell'Iva al dieci per cento. In mezzo famiglie e titolari di partite Iva che a Genova si sono visti, perciò, al contrario di altri Comuni italiani, aumentare almeno di tale dieci per cento la «bolletta» della spazzatura. Un aumento «indebito» sostengono gli ermellini che, a questo punto, l'ente impositore dovrebbe restituire ai cittadini almeno sotto forma di uno sconto o di una diminuzione per le prossime bollette e che, invece, non ci sarà. I cittadini, infatti, hanno pagato l'Iva direttamente a Amiu e quindi la dignitosa logica vorrebbe che fosse proprio Amiu l'ente che si dovrebbe fare carico di restituire il presunto «maltolto».
Eppure le «alchimie» e le «acrobazie» snocciolate ieri mattina dal sindaco, dall'assessore e dai dirigenti Amiu puntano a fare credere che non è giusto così. Anzi, che l'ente locale non vuole affatto aumentare e non ha affatto aumentato le bollette e che laumento è tutta colpa del governo centrale. È ovvio. Siccome si parla di milioni di euro di Iva, scuciti dai cittadini genovesi in quattro anni, a rimetterci sarebbe proprio l'ente impositore perché poi, a sua volta, dovrebbe intentare una probabile lunga azione contro lo Stato per farsi ridare i soldi dell'Iva pagata dai cittadini. Nel frattempo i bilanci di Amiu e del Comune o andrebbero a catafascio o si sarebbe costretti a un altro nuovo aumento per ripianare i conti. Una doppia beffa per famiglie, artigiani, imprese. A questo punto l'interesse per il Comune di «bacchettare» il governo, tanto da convocare un consiglio comunale «ad hoc», è evidente. Soltanto che la protesta di Tursi la si vorrebbe fare passare sotto ben altro profilo. «La battaglia che portiamo avanti non è per le casse comunali - dichiara Vincenzi - ma per le tasche dei cittadini che, contrariamente a quanto sostiene il governo, vengono toccate pesantemente».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.