Mimmo Di Marzio
da Milano
«Mercì monsieur Soru» era il cartello che questestate campeggiava beffardo sulla banchina di Porto Vecchio in Corsica. Ringraziavano, gli operatori della marina corsa, quella famigerata imposta sul lusso che, a quanto pare, ha fatto ripartire dalla Sardegna yacht e cabinati per rotte meno esose. E la Corsica è lì solo a poche miglia. Di sicuro, il governatore nonché fondatore di Tiscali avrà letto con qualche imbarazzo il grido di dolore proveniente dalla Rete dei porti turistici più rinomati dellisola: da Porto Cervo a Porto Torres, da Santa Teresa di Gallura ad Arbatax, gli approdi dei diportisti sono mediamente crollati del 41,9 per cento. Il calo di presenze è ancora più significativo se si tiene conto del fatto che, per questanno, prima dell'introduzione del nuovo balzello, gli operatori, in base agli accordi e alle prenotazioni, avevano stimato una crescita del 30 per cento.
Insomma un vero disastro, perché questa volta il grido di battaglia «anche i ricchi piangano» si sta rivelando un vero boomerang per limpresa turistica che ogni anno spende 75 milioni di euro per la promozione del prodotto Sardegna. Di contro, la fuga di oltre 700 diportisti amanti delle coste sarde si è tradotto, per il periodo che va da giugno a settembre, in una perdita di ricavi del 70 per cento rispetto agli anni passati. E ciò a fronte di nuovi introiti fiscali derivanti dalla tassa sul lusso che, pare, non supererebbero i due-tre milioni di euro.
Il crollo turistico emerge in tutta la sua gravità dalla rilevazione effettuata dalla Rete dei Porti, consorzio al quale appartengono nove importanti scali turistici dellIsola: Alghero, Porto Torres, Castelsardo, Isola Rossa, Santa Teresa di Gallura, Palau, La Maddalena, Santa Maria Navarrese, Arbatax. Le percentuali del calo oscillano dal meno 20 per cento di Castelsardo al meno 60% di Porto Massimo alla Maddalena. Lo scalo che ha perso più clienti è Alghero: oltre 180 (meno 43 per cento).
La Rete non si è limitata a raccogliere e ad analizzare le statistiche dei propri consorziati. Fra gli altri, a Calagonone si registra un calo del 60 per cento, a Puntaldia del 30 per cento e a Carloforte del 50 per cento.
E nei porti maggiori della Costa Smeralda, Porto Cervo e Porto Rotondo, la musica non cambia. La Sardinia Yacht Service, uno dei più importanti mediatori marittimi dell'isola, segnala 300 presenze e 87 maxi yacht in meno rispetto allo scorso anno.
«I nostri risultati -spiega il presidente della Rete dei Porti, nonchè sindaco di Castelsardo, Franco Cuccureddu - confermano tutte le preoccupazioni che avevamo esposto a inizio stagione. Si conferma che la legge sulle tasse sul lusso è una vera follia».
Cuccureddu alza il tiro contro la normativa fiscale che «non è andata a colpire i proprietari delle barche, non è andata a colpire il lusso, ma è andata a colpire chi offre i servizi per il lusso: i sardi. Unimposta - precisa il presidente della Rete - che ha penalizzato i porti dellIsola e che ha creato un vantaggio diretto a quelli del resto del Mediterraneo. A fine settembre - dice - ho incontrato il presidente dellUnione dei porti turistici della Corsica, il sindaco di Solenzara, Jean Toma, per stipulare un accordo di collaborazione, sia per quanto concerne una promozione comune sui mercati, in particolare Nord europei, sia per integrare i due sistemi, e mi ha detto che in quelli del Sud hanno avuto una crescita superiore al 50 per cento». Il cambio di rotta degli yacht, oltre che un danno diretto per le società di gestione, in gran parte enti pubblici, i Comuni, comporta una ricaduta economica e occupazionale notevole. «Basti pensare - spiega Cuccureddu - che a quattro barche corrisponde un posto di lavoro».
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