Diego David
«L'Ici è diventata ormai una valvola di sfogo eccessiva. In alcuni casi ha raggiunto cifre troppo alte, quindi si dovrà trovare il modo di compensare ed eliminare questa imposta che penalizza i cittadini. Alcuni Comuni hanno esagerato, spendendo anche 60 miliardi di vecchie lire per manifestazioni che durano lo spazio di una notte. I cittadini devono capire che tutto questo non è più accettabile. Il comune di Imperia, diversamente, applica una aliquota Ici tra le più basse d'Italia, eppure inizia le opere e le porta a termine». Il ministro delle attività produttive Claudio Scajola, presente ieri mattina a Imperia per la posa della prima pietra del nuovo polo logistico della Guardia Forestale che sorgerà nei pressi dell'innesto con la Statale 28 del Colle di Nava, è intervenuto così, a poche ore dal «faccia a faccia» Berlusconi - Prodi, durante il quale il Cavaliere ha parlato di abolizione dell'Ici sulla prima casa in caso di vittoria della Cdl.
Ma è una ipotesi praticabile? Chiamato indirettamente in causa da Scajola, abbiamo girato il quesito a Rodolfo Leone (F.I.), assessore all'amministrazione finanziaria del Comune di Imperia, che sulla prima casa applica un'aliquota del 3,5 per mille, la più bassa d'Italia fra i capoluoghi di provincia insieme a Lecce. Leone, che ha firmato quest'anno il suo decimo bilancio di previsione, ha detto: «Il ministro Scajola ha ragione. Non solo si può. Anzi si deve. L'Amministrazione Sappa che guida Imperia dal 1999 ci crede talmente tanto che siamo passati dal 7 per mille ereditato dalla precedente maggioranza di centro-sinistra all'attuale 3,5 per mille di Ici sulla prima casa. Da liberale penso che per mantenere la propria libertà bisogna, infatti, innanzitutto ottenere e mantenere la libertà dai bisogni e quale altro bisogno e primario quanto avere un tetto?».
Viene da chiedersi, allora, perché non avete provveduto a liberare dal balzello i cittadini imperiesi a partire già da quest'anno?
«In realtà abbiamo seriamente preso in seria considerazione questa ipotesi suffragata dalla Finanziaria che impone dei tetti di spesa rigorosi e quindi la formazione di "avanzi" non spendibili che si possono evitare solo riducendo le tasse. Poi abbiamo rinviato il provvedimento solo perché le casse comunali dovranno far fronte ad un paio di categorie di spese in parte previste e in parte impreviste che andranno però esaurendosi, la principale delle quali è il finanziamento del rinnovo di contratto di lavoro ai dipendenti, che solo per quest'anno, a causa dei ritardi nel rinnovo, deve far fronte anche agli arretrati 2004 e 2005. Quindi, prudentemente, abbiamo pensato di lasciare inalterato il volume dell'imposta. Se resterà questa impostazione finanziaria improntata al rigore, che per quanto riguarda i tagli alle spese dura tre anni, in pratica se la Cdl domenica rivincerà le elezioni, credo che arriveremo, comunque, con le sole forze del comune a un taglio notevole dell'Ici o addirittura all'azzeramento. La cosa non è solo possibile ma è uno sbocco naturale di questa politica».
Ma come saranno compensati i mancati introiti da parte delle amministrazioni? Conclude Leone: «Se il meccanismo finanziario dei tetti di spesa proseguirà in questo modo, il sistema si autoregolamenterà semplicemente diminuendo le imposte perché le amministrazioni locali dovranno spendere in modo più virtuoso, senza sprechi. Si è parlato anche di una compartecipazione degli enti al recupero dell'evasione fiscale, ma è un sistema che ha bisogno di qualche anno per andare a regime. Poi c'è una proposta che Giulio Tremonti fece un paio d'anni fa e che recentemente ha riproposto: mettere insieme il patrimonio, in particolare quello inutilizzato di Stato ed enti locali, renderlo liquido, abbattere il debito pubblico e diminuire le tasse anche utilizzando le concessioni demaniali. Per esempio, visto che siamo in Liguria, le concessioni delle spiagge.
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