Tasse per 7mila euro a testa, governo al lavoro

RomaLa riforma del fisco è in bella evidenza nell’agenda dei cinque punti programmatici approvati venerdì nel vertice del Pdl. Una graduale riduzione della pressione fiscale, affidata alle riforme federaliste; la semplificazione; l’obiettivo di introdurre il «quoziente familiare» a favore dei nuclei monoreddito e più deboli. Il tutto, però, con l’approvazione dell’Europa. Questi gli impegni di Palazzo Grazioli.
E che la questione fiscale sia centrale non solo nell’agenda del governo, ma anche per il portafogli degli italiani, lo conferma un’indagine della Cgia (la confederazione artigiani) di Mestre. Su ciascun cittadino italiano gravano tasse, imposte e tributi vari per 7.359 euro l’anno. Non è poco pensando che su ogni tedesco pesano imposte per 6.919 euro, e che in Europa sta peggio di noi soltanto la Francia. Si tratta però di uno svantaggio relativo: i francesi versano sì 7.438 euro di balzelli annui: ma ricevono dallo Stato una spesa sociale pro capite di 10.776 euro. A loro volta, i cittadini tedeschi ricevono 9.171 euro ciascuno di spesa sociale. Gli italiani ricevono invece per sanità, istruzione e protezione sociale solo 8.023 euro: 2.753 euro in meno dei «cugini» francesi, e 1.148 euro in meno dei tedeschi. Ma è anche vero che in Italia la voce «pensioni» si mangia la gran parte delle risorse destinate al welfare.
Dunque, paghiamo parecchio e riceviamo meno degli altri. Una situazione poco invidiabile, anche perché è evidente che il peso delle tasse grava in maniera molto diversa tra cittadino e cittadino soprattutto a causa della diffusa evasione fiscale.
Non aiuta un sistema tributario che, nato negli anni Settanta, dimostra ampiamente la sua età e ha urgente bisogno di interventi correttivi. La crisi economica e finanziaria ha impedito correzioni ambiziose, come la riduzione delle aliquote dell’Irpef a due, al 23 e 33 per cento. Ma il governo appare deciso ad andare avanti, come dimostra per esempio la tassazione ad aliquota fissa (il 20%) dei redditi da locazioni. Ci sono riforme a costo zero, ma che hanno impatto positivo sui contribuenti, come la semplificazione degli adempimenti tributari. Ma sono in programma per la fine della legislatura interventi più importanti come, appunto, il quoziente familiare. Sulla suddivisione del peso fiscale per i componenti delle famiglie monoreddito l’accordo è generale: infatti, è stato uno dei cavalli di battaglia dei parlamentari finiani, anche se piace molto anche all’Udc di Pier Ferdinando Casini.
Le «parolette magiche» in tema di riforma tributaria sono due: federalismo fiscale. Ad esempio, spiegano al Pdl, il quoziente familiare «sta incominciando a realizzarsi a livello comunale, in una rete di Comuni che va da Roma a Parma, con una revisione delle imposte locali e delle tariffe a favore del reddito familiare». La tabella di marcia del federalismo fiscale non dovrà, secondo il Pdl, subire interruzioni o rallentamenti.

A fine agosto arriveranno i decreti delegati sui costi standard di sanità, istruzione e assistenza, e sulla finanza ragionale con la progressiva riduzione dell’Irap; per metà settembre toccherà alle Province, che riceveranno i proventi del bollo auto.

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