Tasse, gli italiani sono i più spremuti di tutta l'Europa

Studio rivela: ogni cittadino, neonati compresi, paga in media 6.750 euro d'imposte. E il saldo con i servizi sociali è tra i peggiori. I tedeschi versano 721 euro in meno

Tasse, gli italiani sono i più spremuti di tutta l'Europa

Roma - Ogni italiano paga all’anno quasi 6.750 euro di tasse. Il dato viene dagli Artigiani di Mestre. Che non si limitano a calcolare il prelievo fiscale sui contribuenti. Ma lo rapportano alla spesa che ricevono dallo Stato. In cambio di quei 6.750 euro di tasse (in realtà, sono 6.747) i cittadini italiani ricevono 7.210 euro di spesa sociale, sottoforma di spesa sanitaria, istruzione e prestazioni sociali. Vale a dire che, al netto delle spese per interessi, il saldo positivo per i contribuenti italiani è di 463 euro. Il problema, ancora una volta, è il confronto internazionale. I tedeschi, per esempio, pagano pro capite 6.026 euro di tasse all’anno. Cioè, versano 721 euro in meno degli italiani. In compenso, ricevono dallo Stato - sempre secondo i calcoli degli Artigiani di Mestre - 8.800 euro sottoforma di spesa sociale. Con un saldo positivo a loro favore di 2.774 euro.

Non è finita. I francesi, a differenza dei tedeschi non pagano meno tasse rispetto agli italiani. Anzi. Il fisco di Parigi chiede ai cittadini d’Oltralpe 7.490 euro all’anno, cioè 743 euro in più di quanto ne paghiamo noi all’erario. In cambio, però, ricevono - sottoforma di servizi e spesa sociale - 9.868 euro. Vale a dire, hanno un saldo attivo con lo Stato di 2.378 euro. Piccolo particolare. Fino a due anni fa, sia la Germania, sia la Francia, sia l’Italia erano i grandi Paesi «osservati speciali» della Commissione europea per l’alto deficit.

In due anni, la Germania è riuscita - attraverso interventi strutturali - a ridurre entro margini di salvaguardia il disavanzo; e, comunque, ben al di sotto del 3% sia nel 2007, sia nel 2008. Soprattutto grazie alle riforme strutturali e ad un aumento della produttività, la Germania sembra reggere meglio dell’Italia l’impatto con la crisi internazionale. Tant’è che sia la Commissione europea sia il Fondo monetario hanno ridotto la crescita tedesca di quest’anno all’1,6%, dal 2,2% previsto in autunno. Vale a dire, hanno tagliato le stime di 0,6 punti di pil. Per l’Italia il taglio è stato di 0,8 punti di pil: dall’1,5 allo 0,7%. La Francia, al contrario della Germania, non ha i conti in regola con Bruxelles; ma è certa di poter strappare il rinvio di un anno del pareggio di Bilancio (la Commissione lo chiede per il 2010, Parigi e Roma rilanciano per il 2011). In cambio, chiede minore rigore sul rispetto di un principio base del Patto di stabilità. Il patto prevede che ogni Stato di Eurolandia riduca di mezzo punto all’anno il deficit strutturale. Parigi non rispetta questa velocità, ma nel frattempo ha introdotto importanti riforme strutturali della spesa; a partire dalle pensioni del pubblico impiego.

Peggiore la situazione italiana. Nel 2007, il deficit sarà intorno o sotto il 2%, come ha ann u n c i a t o Prodi; ma quest’anno rischia di salire al 3%. Quale effetto della minore crescita e per le spese previste e non contenute nella legge finanziaria. I due fenomeni, presi singolarmente, pesano sul deficit per uno 0,4% ciascuno. E visto che il disavanzo programmato era stato indicato al 2,2%, con queste due voci di maggiori spese e di minori entrate, il deficit sale al 3%.

Mettendo in luce un risanamento tutto sbilanciato sul lato delle entrate. «È evidente - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario degli Artigiani di Mestre - che le tasse così elevate sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva ».

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