Nel colloquio con il Corriere, il ministro dell’Economia ha detto quel che da giorni circolava a Via Venti Settembre; e che ha cercato di ripetere ogni volta che si è trovato a quattr’occhi con il presidente del Consiglio. Vale a dire che l’obbiettivo di un deficit al 2,2% nel 2008 è a portata di mano: grazie soprattutto al buon andamento delle entrate. Ma non ci sono risorse sufficienti per ridurre il prelievo fiscale: «prima i tagli di spesa, poi il calo delle tasse», ha detto nel colloquio. No - lo corregge Piero Fassino -, con la prossima legge finanziaria ci devono essere sia una riduzione delle spese, sia una riduzione delle tasse. «Bisogna fare tutt’e due le cose», osserva. E Walter Veltroni indica che «le tasse devono essere abbassate già dalla prossima finanziaria». Commenta Roberto Villetti (Rosa nel Pugno): «ormai Tps è accerchiato».
Nel 2008, però, la pressione fiscale aumenterà. E per due ragioni. La prima. Con la prossima Relazione previsionale e programmatica, e forse anche con la Nota di aggiornamento al Dpef, l’Economia rivaluterà il gettito atteso per il prossimo anno. Quindi entreranno maggiori risorse nelle casse dello Stato, segno che gli italiani pagheranno più tasse. La seconda. La crescita del Pil non sarà quella stimata inizialmente, sarà più bassa di almeno due decimi di punto se non di più. Ne consegue che il rapporto fra tasse e ricchezza è destinato ad aumentare.
Grazie a queste maggiori entrate, l’Economia conta di poter ridurre a 10-15 miliardi la manovra necessaria per coprire le maggiori spese indicate nel Dpef (21 miliardi). Ma trovare 10 o 15 miliardi dai risparmi consigliati dai titolari dei dicasteri di spesa, sta diventando sempre più difficile. La data limite per presentare i tagli consigliati è per il 10 settembre; ma Padoa-Schioppa sa benissimo che per quella data non gli perverranno consigli sui risparmi di spesa, bensì richieste di maggiori risorse. Ironicamente, Clemente Mastella anticipa che l’unico taglio che il governo può fare è sopprimere il ministero di Giustizia, vista la sua impossibilità a ridurre le spese. E concetti più o meno analoghi arrivano dagli altri dicasteri.
Così, per dimostrare al mondo politico come l’Italia «abbia la peggiore qualità di spesa pubblica di tutta l’Europa occidentale, insieme alla Grecia», Padoa-Schioppa sta preparando un Libro verde sulla spesa pubblica. Documento che dovrebbe servire - nelle sue intenzioni - a convincere i ministri riottosi a tagliare il proprio budget. Ed a chi gli chiede maggiori risorse, manda a dire che eventualmente verranno recuperate solo riducendo la spesa pubblica.
Al tempo stesso, il ministro dà corpo ad un’ipotesi di manovra che gli è stata prospettata nei giorni scorsi dai suoi tecnici; e che aveva accantonato. Vale a dire, il blocco del turn over nella pubblica amministrazione.
«Nei prossimi anni - dice nel colloquio al Corriere - ci saranno molte uscite dal pubblico impiego dovute a ragioni anagrafiche. È l’occasione per snellire le strutture pubbliche». E uno sfoltimento «indolore» potrebbe essere proprio quello di non sostituire quel dipendente pubblico che va a riposo. Contro Padoa-Schioppa si scaglia la sinistra estrema. Per Franco Giordano(Rifondazione): «È inammissibile produrre tagli». E Marco Rizzo, coordinatore dei Comunisti italiani, osserva che «la manifestazione del 20 ottobre servirà a chiarire le idee al ministro dell’Economia». Per l’opposizione il confronto nella maggioranza sulla manovra è, per Bonaiuti (Fi) «la solita carnevalata». Mentre Pionati (Udc) ritiene che il governo «non abbia alcuna intenzione di tagliare le tasse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.