Le tasse sono troppo alte: sei italiani su dieci dicono basta. Ici la più odiata

Ben oltre la metà degli italiani ritiene che il peso delle tasse sia troppo elevato. A sostenerlo è un’indagine condotta per conto di Confcommercio. Per il 74,1% degli italiani l’ultima Finanziaria ha aumentato la pressione fiscale

Le tasse sono troppo alte: sei italiani 
su dieci dicono basta. Ici la più odiata

Roma - Ben oltre la metà degli italiani, il 59,2%, ritiene che il peso delle tasse in Italia sia troppo elevato. A sostenerlo è un’indagine sulla pressione fiscale percepita dagli italiani condotta da "Format" per conto di Confcommercio. Dallo studio emerge anche che il 38,1% ritiene che il peso del fisco sia mediamente elevato e soltanto il 2,6 che non sia pesante. Coloro che più di altri tendono a considerare eccessiva la pressione fiscale sono le famiglie, in particolare quelle con un alto numero di componenti residenti nelle regioni del Nord Italia.

Tendono ad avere, invece, un giudizio più mitigato sul livello della pressione fiscale in Italia le famiglie con basso numero di componenti, e i lavoratori dipendenti del settore privato. Inoltre dall’indagine emerge che circa un terzo degli italiani attivi ritiene di impiegare meno del 30% del proprio reddito per pagare tasse e contributi. Un altro terzo ritiene di impiegarci una percentuale compresa tra il 30 e il 40%, mentre il restante terzo ritiene di impiegare una quota percentuale del proprio reddito superiore al 40%. Di fatto oltre i due terzi degli italiani, secondo la Confcommercio, utilizza oltre il 30% del proprio reddito per pagare e contributi.

"Per il 74,1% la Finanziaria ha aumentato la pressione" Secondo l’indagine di Confcommercio il 74,1% degli italiani attivi ritiene che l’ultima Finanziaria abbia aumentato il peso della pressione fiscale e contributiva in Italia contro solo il 25,9% che ritiene al contrario che la scorsa

manovra lo abbia diminuito. Secondo gli italiani il peso del maggior prelievo fiscale è attribuibile in primo luogo allo Stato (75,4%), in secondo luogo agli enti locali (40,1%) ed infine agli enti previdenziali (20,3%).

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