Tassi europei al minimo storico La Bce taglia mezzo punto: 1,5%

A PICCO Male tutte le Borse, Piazza Affari la peggiore (-5,4%) A Wall Street Citigroup (sotto un euro) trascina il listino a -4%

Il taglio dei tassi da parte della Bce, la revisione al ribasso di tutte le stime di crescita, la prospettiva di un’inflazione a zero, la Banca d’Inghilterra che annuncia la stampa di moneta per comprare titoli. Le Borse che riprendono ad avvitarsi nel loro percorso verso il fondo, colossi come Gm o Citigroup - un tempo il primo gruppo industriale e la prima banca del mondo - ridotti a valori irrisori. Tutto sembra sempre più avvolto dall’incertezza: soprattutto i tempi di uscita da questo tunnel che diventa giorno dopo giorno più buio, ormai rimandati al 2010.
Notizie di cronaca e dichiarazioni ieri si sono susseguite generando un’onda di crescente apprensione. La Banca centrale europea ha portato i tassi all’1,5%, sforbiciando mezzo punto; è il minimo storico da quando esiste la Bce (1999), ma anche il minimo storico in Italia, almeno dal 1936. Annunciando la misura, il presidente dell’istituto, Jaean-Claude Trichet, ha fatto chiaramente intendere che non si tratta dell’ultimo ribasso: e gli economisti si attendono un altro mezzo punto in meno tra aprile e giugno. Abbassare il costo del denaro ha lo scopo di favorire l’economia reale e di alleviare il peso del debito per gli Stati. Non va dimenticato che negli Stati Uniti i tassi sono tra lo 0 e lo 0,25% e in Giappone allo 0,10%.
Il quadro dell’economia europea è drasticamente peggiorato: la Bce prevede ora che la flessione del Pil nell’Eurozona sarà quest’anno mediamente del 2,7% (-3,2/-2,2%), quando solo nel dicembre scorso stimava un -0,5%. Nell’ultimo trimestre del 2008 il Pil dei Sedici è calato dell’1,5%: il peggior risultato dal 1995. Per il 2010 si immagina, a questo punto, una crescita zero (tra meno 0,7 e più 0,7%). Sul fronte prezzi, la crescita dell’inflazione è attesa tra 0,1% e 0,7% e dovrebbe mantenersi «ben sotto il 2%» anche nel 2010. Tutto questo - ha detto Trichet - in seguito alla flessione dei prezzi delle materie prime, e dei costi e prezzi all’interno dell’Eurozona. Un riflesso del rallentamento dell’attività economica, che resterà «molto debole per tutto il 2009, per poi iniziare una graduale ripresa nel 2010». Trichet ha escluso che si possano rivedere le regole monetarie per favorire il Paesi dell’Est, e non ha voluto commentare «ipotesi assurde» di tracollo di Paesi dell’Eurozona. In compenso, ha dichiarato che la Bce continuerà a fornire alle banche liquidità illimitata finché sarà necessario, almeno per tutto il 2010.
Il fronte delle Borse europee non poteva dare a tutto questo una risposta diversa da quella che ha dato. Tutti i listini sono ancora una volta sprofondati: Parigi meno 3,96%, Francoforte meno 5,02%, Londra meno 3,18%, Milano (la peggiore) meno 5,39%, Madrid meno 4,31%. Ha pesato anche il crollo della britannica Aviva, meno 33%, che ha trascinato ovunque al ribasso assicurazioni e banche. In Piazza Affari Unicredit ha visto sfumare un altro 11,75% del suo già minimo valore; Intesa Sanpaolo meno 9,36%, Generali meno 6,5%.

Oltreoceano le cose non sono andate meglio: a Wall Street il Dow Jones, alla fine di una giornata da brivido, ha bruciato il 4,09%, il Nasdaq il 4%. Protagoniste Gm, sull’orlo del disastro, e Citigroup, sprofondata di circa il 10%, sotto quota 1 dollaro. Oggi il suo valore di mercato è di 5,5 miliardi di dollari. Tre anni fa ne valeva 272.

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