Economia

Tassi, Trichet esclude rialzi a raffica

«Occorre agire presto in modo da contrastare l’inflazione»

Rodolfo Parietti

da Milano

La prossima stretta non rappresenterà necessariamente il primo tassello di una manovra sui tassi articolata in più mosse. Jean-Claude Trichet precisa meglio l’orientamento della Bce, dopo che la scorsa settimana il presidente dell’istituto centrale aveva per la prima volta indicato come ormai siano maturi i tempi per un rialzo del costo del denaro, il primo dopo cinque anni. «Non credo che a priori si possa dire che stiamo cominciando una serie di aumenti dei tassi di interesse», ha detto ieri Trichet all’Europarlamento, nel corso di un’audizione in cui è tornato a manifestare «forte preoccupazione» per lo stato di salute dei bilanci di alcuni Stati membri.
La puntualizzazione del banchiere francese sul futuro percorso monetario non è sfuggita ai mercati: l’euro è bruscamente arretrato dal picco di giornata di 1,1840 dollari fino a quota 1,1723. Di fatto, Trichet ha gelato le aspettative di vedere il costo del denaro al 2,75% entro giugno 2006, confermando solo l’intenzione di rimettere mano, dopo oltre un biennio di immobilismo, alle leve dei tassi - quasi certamente il prossimo 1° dicembre - per contrastare l’inflazione. La Bce rivedrà infatti al rialzo le stime d’inflazione. «Bisogna agire in modo preventivo per garantire la stabilità e la nostra credibilità», ha affermato Trichet. Alla Bce, ha quindi aggiunto, con l’eccezione del 1999, è sempre sfuggito l’obiettivo di mantenere il costo della vita al di sotto del 2%: questo è un fattore di preoccupazione basilare, alimentato da sviluppi salariali che in alcuni Paesi «hanno ecceduto persistentemente la crescita della produttività portando a forti aumenti del costo unitario del lavoro, pressioni inflazionistiche e perdita di competitività».
Se dunque è scontato un ritocco dei tassi verso l’alto dello 0,25% nel direttivo d’inizio dicembre, incerta è invece la rotta 2006. Considerata l’intenzione della Fed di non interrompere la lunga fase restrittiva (gli analisti collocano al 4,75% i Fed Funds entro l’estate), appare evidente come il differenziale tra i tassi Usa e quelli di Eurolandia sia destinato ad allargarsi ancora, agendo da elemento di indebolimento dell’euro.


Trichet si è comunque detto convinto che il giro di vite al costo del denaro «aiuterà anche la crescita e l’occupazione», ha ribadito come l’euro zona abbia dimostrato una maggiore capacità di assorbimento degli choc petroliferi ed è tornato a sottolineare il graduale rafforzamento del ciclo economico. Il punto dolente resta però la mancanza «di progressi considerevoli» da parte dei Paesi con un elevato livello di deficit, che sia quest’anno sia il prossimo potrebbero non rispettare gli impegni di risanamento presi.

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