da Roma
Del «si farà, punto e basta» pronunciato da Romano Prodi a proposito della Tav, crede solo al «punto e basta». Giulio Tremonti è convinto che un eventuale governo di centrosinistra non farà mai lalta velocità. «Lultima parola è quella che conta: basta, non si fa. Noi crediamo in Prodi, non la farà», ha ironizzato il ministro dellEconomia. Ma la linea ferroviaria Torino-Lione per la sinistra si sta rivelando una grana di quelle che non si risolvono con una battuta. Ieri cè stata una pesante presa di posizione da parte di Riccardo Illy. «Caro Romano, il tuo programma va preso e rifatto, sei ancora in tempo per rimetterci le mani e farlo rifirmare ai partiti della coalizione», ha detto senza mezzi termini il governatore del Friuli-Venezia Giulia. Una critica che riguarda un po tutti i temi trattati nel documento intitolato «Per il bene dellItalia», ma che Illy - industriale di successo prestato alla politica e riformista di punta dellUnione - in unintervista a Repubblica focalizza soprattutto sul nodo infrastrutture. Manca ogni riferimento al «corridoio» ferroviario che unirà Ovest ed Est. Se è una svista «Prodi rimedi». Preoccupa anche il «no» al ponte sullo stretto, che è lunica indicazione concreta del programma e anche «una scelta che non condivido e che appare illogica».
Meglio la campagna della Casa delle libertà sulle grandi opere? Illy non ha dubbi: «Ahimè sì. Alcune opere si sono sbloccate come lAlta velocità Nord-Sud». E poi cè lidea di fondo che il presidente del Friuli-Venezia Giulia condivide. «Ci vuole la percezione del fatto che gli investimenti nei trasporti, quando lopera è utile, comportano un effetto di volano, inducono lo sviluppo economico nei territori attraversati».
Segno, lintervista a Illy, che i tentativi di buttare cenere sul fuoco non funzionano. Sul versante opposto a quello di Illy, Rifondazione comunista, ad esempio, esclude che lassenza di ogni riferimento alla Tav sia stato il risultato di una svista. «Io sto al programma. E la Tav non c'è», ha sottolineato il leader di Rifondazione. In sostanza, ha spiegato, «laccordo cè, ma non sul traforo di 55 chilometri nella montagna». La strategia della sinistra radicale è quella di iniziare di nuovo la trattativa sul programma. «Se la bandiera è la Tav non si trova una soluzione al problema» e quello che serve è cercare una «terza via rispetto a Tav sì e Tav no», ha spiegato Bertinotti.
La Rosa nel pugno è schierata su posizioni simili a quelle di Illy, mentre il segretario Ds Piero Fassino tenta di arrestare lemorragia: «Ogni minoranza ha diritto di esprimere le proprie posizioni ma non ha diritto di paralizzare una maggioranza, altrimenti non si governa e i cittadini non si fidano».
Per tutta risposta, i Verdi ribaltano la tesi Fassino e lanciano ai riformisti della sinistra accuse speculari.
Tav, lala sinistra frena il Professore Fassino: così non si può governare
Verdi e comunisti irremovibili. Il leader Ds: «Una minoranza non può bloccarci». Illy: «Il programma va preso e rifatto»
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