Tav, neppure i proiettili alla Bresso convincono i Verdi

Pecoraro Scanio chiede un confronto nella coalizione. Da Ciampi e Casini solidarietà al governatore del Piemonte

Emanuela Fontana

da Roma

Tre proiettili arrivati per posta e cinque bidoni dell’immondizia ribaltati davanti alla sua abitazione. La destinataria delle due intimidazioni è stata la governatrice che, in teoria, dovrebbe portare il «dialogo» in Val di Susa, Mercedes Bresso. Nei giorni più infuocati ai cantieri della Tav, la linea dell’alta velocità Torino-Lione, sembra non stiano sortendo effetti gli appelli dei due partiti più rappresentativi del centrosinistra, i Ds e la Margherita. La risposta infatti per ora è un’aggressione psicologica alla diessina Bresso, che ieri ha avuto la solidarietà di tutto l’arco parlamentare e delle più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a quello della Camera, Pierferdinando Casini. E, sul piano strettamente politico, una polemica più accesa tra le anime dell’Unione. Ieri il Verde Alfonso Pecoraro Scanio è arrivato a chiedere «un confronto» all’interno del centrosinistra, ormai «necessario»: l’Unione «deve saper ascoltare non solo gli ingegneri, ma anche i cittadini», ha redarguito gli alleati. Ma ieri sia Piero Fassino sia Francesco Rutelli hanno fatto ulteriori passi avanti nell’appoggio alla Tav: «Faremo la Tav in Piemonte, è questo l’impegno che prendo», ha giurato Rutelli a un convegno della Confapi, confederazione piccole imprese. Poi l’avvertimento alla sinistra radicale: «Se Bertinotti non sarà d’accordo, potrà trarne le conseguenze che vuole».
Tra litigi e intimidazioni ora la più esposta sembra proprio la governatrice della Quercia. Giorni fa vicino alla sua casa sulla collina torinese era comparsa una stella a cinque punte e, accanto, gli slogan «No Tav» e «No Olimpiadi». Ora la minaccia più diretta dei proiettili, fatti trovare giovedì nella casella della posta, proprio nel giorno in cui la governatrice si era vista con Piero Fassino e con altri dirigenti dei Ds per concordare una strategia di appoggio alla Tav e di ferma condanna «di ogni violenza». La procura torinese ha aperto un’inchiesta per minacce aggravate alla governatrice che in questi giorni si era scontrata con l’ala radicale del suo schieramento (Rifondazione in particolare) perché aveva lanciato l’appello a tutti i consiglieri di non partecipare al corteo anti-Tav del 16 novembre.
«Sono segnali inquietanti - ha dichiarato ieri la Bresso -. Il mio appello a tutti è stare calmi».
Telegrammi di solidarietà sono arrivati dal cardinale di Torino, Severino Poletto, dal leader dell’Unione, Romano Prodi, dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, dai vertici della Margherita e dei Ds. Per il sindaco di Roma Walter Veltroni si tratta di «un odioso rituale che offende la convivenza civile». La Bresso ha ricevuto la telefonata «lunga e cordiale» di Casini, e quella «affettuosa» del segretario dei Ds Fassino, che è tornato a difendere la linea d’Alta velocità: «La Tav è un’opera essenziale - ha detto - fa parte di un grande corridoio europeo di mobilità che passa per la Pianura padana e va da Lisbona a Mosca».


Le intimidazioni alla governatrice sono «provocazioni che servono per screditarci», sostengono intanto i gruppi No-Tav. E Don Ciotti, del gruppo Abele, anche ieri ha lanciato il suo anatema: è necessaria «un’immediata sospensione dei lavori», ha scritto in una lettera alle autorità e ai comitati no-Tav.

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