da Roma
Ci sono giornali veri di partiti veri, giornali veri di partiti falsi, giornali falsi di partiti falsi. Una giungla in cui è difficile districarsi, distinguere il grano dal loglio e comprendere dove esiste davvero una vera azienda editoriale e un vero prodotto informativo.
Il grande libro dei finanziamenti inizia ad essere scritto con una legge del 1981. Un provvedimento che dà un aiuto ai giornali di partito in quanto incapaci di sostenersi da soli. Nell87 la legge viene modificata. Basta che due deputati affermino che un giornale è organo di un movimento politico ed ecco che può attingere al grande portafoglio statale. Nel 2001 le condizioni daccesso cambiano di nuovo: bisogna diventare cooperativa per salire sulla giostra dei finanziamenti. Fatto sta che lutilizzo di questo escamotage e laffannosa ricerca di una coppia di sponsor politici va moltiplicandosi, come testimonia la crescita dei fondi erogati ai quotidiani non di partito ma «legati ai movimenti politici».
Per quanto riguarda questo «settore», lultimo elenco aggiornato risale al 2006. Si parte con il mensile «Aprile», giornale vicino alla Sinistra Democratica, che ha ricevuto 198mila euro. Si passa a «Cristiano Sociali News» a cui lo Stato ha staccato un assegno da 43mila euro. Oppure a «Il Duemila» a cui sono andati 105mila euro. Nellelenco dei sovvenzionati cè «Area» (che riceve 315mila euro), ma anche «Metropoli Day», giornale edito nella Piana fiorentina a cui vanno 2 milioni e 272mila euro. Cè poi lo storico quotidiano napoletano «Roma» che incassa due milioni e mezzo di euro e «la Voce Repubblicana» con 624mila. E ancora: «LOpinione delle libertà» con un milione e 900mila euro e poi i recordmen del settore, ovvero «Il Foglio» con 3 milioni e 800mila euro e «il Nuovo Riformista» con una cifra appena superiore. Si chiude con «Il Denaro» a cui vanno 2 milioni e 400mila euro.
Non mancano contributi neppure per i quotidiani editi e diffusi allestero. «America Oggi» riceve 2 milioni e mezzo di euro così come «Il Globo». Va peggio a «Gente dItalia» (575mila). E ce nè anche per il venezuelano «La voce dItalia» a cui spettano 408mila euro. Ma i fondi destinati a questi due giornali sono soltanto una briciola allinterno di un pasto pantagruelico. In questo settore ci sono, infatti, altre tre voci di spesa: i «giornali italiani pubblicati e diffusi allestero» (più di 100 testate), «le pubblicazioni edite in Italia e diffuse prevalentemente allestero» (una ventina di testate) e, dulcis in fundo, i contributi a quotidiani italiani «teletrasmessi in Paesi diversi da quelli membri dellUnione europea».
Lultimo capitolo del libro dei finanziamenti è quello dedicato ai quotidiani editi in regioni di confine.
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