Taxi amari

Se vedete in giro dei manifesti abusivi, voi strappateli. Se li vedete in giro a Milano, magari in Piazza Cinque Giornate o a Linate, strappateli anche più platealmente. È l’unica risposta che si possa dare a quei tassisti che hanno picchiato a sangue un cittadino che aveva solamente strappato un volantino abusivo, e non m’interessa sapere se quei tassisti fossero di destra o di sinistra, è una logica che ha stufato. Sotto casa del corsivista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi, vicino a una pensilina dei taxi, l’altro ieri è comparso un manifesto che invitava a suonare clacson ogni volta che si fosse passati sotto la sua abitazione; seguiva indirizzo e numero di telefono di Giavazzi. La colpa di quest’ultimo è quella di aver scritto, peraltro un paio d’anni fa, un libro nettamente favorevole a ogni genere di liberalizzazione e nondimeno a quella dei taxi, riforma peraltro scarsamente recepita dal governo. Morale: un tizio che neppure conosceva Giavazzi (uno di noi, come qualsiasi di noi) si è limitato a strappare il volantino abusivo ed è finito al pronto soccorso.

E non ci basta che il sindacato dei tassisti parli di «episodio squalificante»: questo lo sappiamo da soli. Il sindacato dovrebbe trovare questi tassisti e prenderli a pedate prima che lo facciano altri, perché qui non si tratta di «rovinare l’immagine della categoria», come il sindacato paventa; si tratta di ricostruirla.

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