Taxi, il fallimento del modello Roma

Claudio Pompei

Roma città modello nel quadro della liberalizzazione dei servizi, a cominciare dai taxi, secondo quanto previsto dalla riforma Bersani. È questa, sostanzialmente, l’immagine evocata dal sindaco Veltroni, un paio di mesi fa, in occasione dell’«accordo» con le cooperative dei tassisti. Com’è finita, invece, (almeno per ora) lo sappiamo tutti: a furia di forzature, velati ricatti e minacce di ritorsioni, è saltato tutto. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando lunghe file di auto bianche occupavano strade e piazze della città in segno di protesta. I tassisti sono di nuovo in stato di agitazione, contestano le decisioni unilaterali del Campidoglio e minacciano addirittura di non applicare più neanche la tariffa unica per l’aeroporto. Insomma, a fare le spese dello scontro tra la categoria e i vertici capitolini saranno probabilmente gli incolpevoli utenti.
Ma, si potrebbe obiettare, qualcosa è stato fatto. Veltroni ha annunciato il rilascio di - addirittura - 2500 nuove licenze, 1000 delle quali entro il prossimo febbraio. Intanto, però, non si sa ancora che fine abbiano fatto le altre 450 autorizzazioni sulle quali c’era l’accordo con gli stessi tassisti. E comunque, siamo al muro contro muro: le cooperative hanno ribadito la loro netta contrarietà al sistema di controllo satellitare dei turni, hanno chiesto al sindaco di mantenere gli impegni sull’immediato adeguamento delle tariffe e hanno infine sollecitato il Comune a rilasciare le prime 450 licenze per poter verificare, subito dopo, la congruità del rafforzamento del servizio e prendere, eventualmente altre decisioni.
Il Campidoglio, dal canto suo, ha sposato la linea dura: niente ulteriori concessioni nella trattativa, rilascio delle nuove licenze come risposta al «no» dei tassisti sul «grande fratello del tassametro» e inasprimento dei controlli, soprattutto alla stazione Termini. Eppure Veltroni non si stanca di ripetere che la sua amministrazione si muove da sempre nel solco della concertazione delle decisioni e del coinvolgimento dei soggetti interessati. In questa vicenda, però, al di fuori dei due «contendenti», finora non hanno avuto modo di far sentire la loro voce neanche le associazioni degli utenti e dei consumatori.
Il «successo» di Veltroni - se si può usare questo termine - è solo politico: infatti a difendere a spada tratta le posizioni dei tassisti in Consiglio comunale è rimasta solo Alleanza nazionale e, forse, non tutto il gruppo. Il resto della Cdl, cioè Forza Italia e Udc, ha assunto atteggiamenti più morbidi e vicini agli interessi dei cittadini oltre che alle tesi della giunta capitolina. Lo storaciano Fabio Sabbatani Schiuma si dice convinto che «qualcuno abbia voluto trovare il capro espiatorio per coprire i fallimenti delle politiche della mobilità a Roma», prendendosela solo con i tassisti e «mettendoci anche un pizzico di rappresaglia elettorale». «È scontato che i tassisti abbiano dei problemi in una città ammalata di traffico che, con la velocità media commerciale più bassa, risulta la metropoli più lenta d’Europa. Ma sono anche i primi interessati a offrire un servizio migliore all’utenza».

«Perché allora - aggiunge Schiuma - nessuno insiste sui ritardi degli autobus? Sulle gravi e ben più rischiose problematiche delle metropolitane? Sulla cronica mancanza di parcheggi? Per non parlare delle disfunzioni nella burocrazia comunale? C'è una regia dietro tutto ciò?». Gli risponde Esterino Montino (Ds): «Ci auguriamo che prevalga il buonsenso e che vengano rifiutati gli atteggiamenti oltranzisti che si sono dimostrati in assoluto perdenti».

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