Il Tea party all'italiana non si arrende al fisco

A Milano il 26 novembre manifestazione contro la tassazione da rapina organizzata dal movimento dei Tea Party Italia. Gli slogan ricordano quelli Usa. E su Youtube impazza il Miglio Anti-imposte del 1994

Il Tea party all'italiana non si arrende al fisco

Di fisco si muore: può capitare a un’impresa cui s’impedisce di fare profitti, ma anche a un intero sistema politico, come ben sanno quei regnanti che nel XVII e nel XVIII secolo si trovarono a fronteggiare rivoluzioni che, in larga misura, erano vere e proprie rivolte contro il prelievo tributario.

Nelle democrazie contemporanee chi è tassato viene chiamato a soddisfare le pretese dei gruppi sociali più abili a condizionare a proprio favore le decisioni pubbliche, ottenendo favori. In un celebre comizio del 1994, ora cliccatissimo su Youtube, Gianfranco Miglio spiegava come qualsiasi organismo deperisca quando il numero dei parassiti cresce oltre misura: e quello che vale per gli animali, vale pure per le società.

L’imposizione toglie risorse a chi lavora sul mercato e le trasferisce al settore pubblico, dove maggiormente si annidano le sacche di inefficienza. Troppa tassazione, per giunta, finisce proprio per distruggere la produzione privata di ricchezza su cui lo Stato stesso si regge. Senza soggetti da tassare, l'apparato politico e burocratico non potrebbe sopravvivere.

La questione è complicata dal fatto che, come sottolinea anche Pascal Salin ne La tirannia fiscale, il fisco si regge su un’azione che solleva interrogativi sulla propria legittimità. D’altra parte in alcune sue pagine classiche Bruno Leoni rileva come nel Medioevo la contribuzione dei feudatari in vari casi fosse condizionata dal consenso dei tassati stessi e ricorda interessanti episodi che illustrano tutto ciò. Con lo Stato moderno, però, lo scenario muta, poiché il nuovo potere - affermandosi quale «assoluto» e «sovrano» - s’impone come super-proprietario di ogni bene teoricamente privato. L’iper-tassazione dei nostri giorni viene da lì e solo un radicale ripensamento delle istituzioni, che snellisca lo Stato, può invertire la rotta.

Fortunatamente c’è ancora qualche liberale, conservatore, federalista, radicale e libertario che sente l’ingiustizia di una spoliazione che si regge solo sul monopolio della violenza legale, per usare la celebre formula di Max Weber.

Probabilmente molti di loro prenderanno parte sabato 26 novembre, a Milano, alla manifestazione contro il fisco organizzata dal movimento dei Tea Party Italia per protestare contro la tassazione da rapina - chiunque si trovi in quel momento alla guida del governo - e per pretendere che si riduca l’area dello Stato e della spesa pubblica, invece che pensare a nuove patrimoniali. Lo slogan è semplice e chiaro: «Meno tasse, meno Stato, più libertà». L’augurio è che a questi nuovi ribelli sorrida il futuro.

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