Il punto di partenza è «Fahrenheit 451», la temperatura di fusione dei libri e il titolo del romanzo di Ray Bradbury in cui il «pompiere» incaricato di bruciare libri e riviste in un mondo in cui la dittatura li vuole tutti in un grande rogo, si ribella e cerca vita in un nuovo modo di vivere e di pensare. Il punto di partenza è il bar Girevole, il locale aperto ogni mercoledì e venerdì dalle 18,30 alle 22,30 dove si incontrano persone di tutti i tipi, e soprattutto con e senza tetto. Da queste due realtà è nato lo spettacolo che oggi sarà in scena all'Auditorium San Fedele, ore 18,30 in galleria Hoepli, tra palazzo Marino e il Duomo, nell'ambito della rassegna milanese «Bookcity». Il titolo è evocativo: «F451, ogni parola che brucia», realizzato oltre che da Girevole Bar, che fa parte dell'associazione San Fedele, da Parole in circolo laav (letture ad alta voce), il gruppo di lettura del Girevole, Ufo e Aps di Saronno. Gli attori si sono incontrati ogni due settimane e il risultato, visto durante le prove, è molto efficace, lontano dalla semplice amatorialità. La costruzione teatrale è realizzata insieme a un gruppo di studenti.
Spiega Elvio Schiocchett, coordinatore del progetto teatrale: «Lo spettacolo è una rilettura di Fahrenheit 451, scritto nel 1950 ma che preconizza alcune situazioni attuali, come il rapporto con il digitale e una società a una dimensione in cui i libri sono visti con sospetto perché rappresentano una varietà di vedute in una realtà in cui si vuole affermare il pensiero unico». Attraverso l'incontro con Clarisse e con Faber, il protagonista ritrova se stesso e fugge dalla grande città. Denunciato dalla moglie perché ha dei libri in casa, si unisce a un gruppo di persone che vivono ai margini della città e hanno imparato a memoria dei libri. Ancora Schiocchett: «Nella trasposizione ricreiamo questa situazione per lasciare emergere che dentro questa realtà in apparenza ai margini c'è un valore. Ci sono la memoria personale, i libri, le canzoni che porteremo nella storia. Una delle cose che lasciamo in sottofondo è la guerra, che esiste anche nel libro, così come nella nostra società. Bradbury scrive in tempi di guerra fredda e alla fine del libro c'è un'esplosione. La domanda finale è: che portare dall'azzeramento della civiltà? Alla fine cooptiamo le persone per invitarle a continuare il viaggio insieme».
Racconta padre Francesco Cambiaso, di San Fedele: «Lo scopo del Girevole è creare spazi di riconoscimento delle persone senza dimora, di incontro e condivisione paritaria con le persone che hanno dimora, perché in un gruppo di lettura e a teatro si è tutti lettori, scrittori, narratori e non importa chi ha la casa e chi no, ma basta avere storie da condividere, con alcune accortezze di riservatezza quando si fanno racconti più personali». La filosofia del Girevole, da cui è partita l'iniziativa, è avere uno spazio bello, elegante e dignitoso in cui le persone con dimora e senza possano passare del tempo in gratuità, per condividere tipi di vita diversa: «È un posto dove ti danno roba inutile. Non è una mensa, non è una doccia, non ti danno la coperta, non ti danno niente se non amicizia.
L'idea è risvegliare la parte non richiedente della persona, in modo che possa essere incontrata nel momento in cui ha un senso positivo di sé, non è solo una persona che fa le code ma una persona con dei talenti e capacità di condivisione».