«Tecniche miste» ma solo per balene

All'inizio ci fu una balena, disegnata col gesso da un ragazzino su una lavagna nera e lucida come il mare a notte fonda. Negli anni ne seguirono altre, gigantesche, disegnate, o scolpite, perfino distese sulla sabbia. Quella prima balena tracciata sulla lavagna dell'Istituto d'arte nell'ora di scienze, aveva esercitato tutto il suo potere di conquista su Nicola Salvatore, ritornandogli alla mente e diventando la protagonista della sua ricerca artistica. La mostra «Tecniche miste per il deserto» di Nicola Salvatore, a cura di Francesca Alfano Miglietti, dal 17 maggio al 9 giugno presso la Fondazione Stelline, Sala del Collezionista, conduce il visitatore in un mondo a metà tra realtà e fantasia, tra segno tracciato sulla carta, sulla tela, in cui si muovono balene, simbolo di saggezza e talismano per la ricerca delle proprie radici, che riportano alla mente pagine di letteratura e racconti di esplorazioni, sul mare e dentro l'uomo. «La balena è l'uomo, perché gli uomini sono braccati, cacciati, feriti quotidianamente, esattamente come questi cetacei», spiega Nicola Salvatore. In una sala dall'atmosfera intima e raccolta, in cui l'aria è solcata dalla voce dei cetacei, sembra quasi di ritrovarsi nel ventre di una balena e ci si dimentica del tempo che passa, anche grazie ad un allestimento pensato nei minimi dettagli, che gioca con la luce ed il suono per creare suggestioni e atmosfere diverse. Enormi balene si allungano sul tessuto, in guizzi dorati, mentre altre, di formato più piccolo, raccontano un «Diario di bordo» molto particolare. «Mi piace essere vivace nel segno, ma non ho paura della goccia che cade sulla tela, anzi, trovo che abbia anch'essa la sua bellezza», racconta l'artista.
In parte è rimasta traccia dell'idea della lavagna, ricordata in quella quadrettatura che occupa lo spazio della tela su cui nuotano molte delle balene di Nicola Salvatore, ma la loro storia non è fatta solo di questo.

È tutto un mondo da esplorare, da ammirare attraverso dipinti, installazioni, disegni, video, sculture, metallo, vetro, lasciandosi incantare dal sorprendente scheletro argentato poggiato sulla sabbia, sta sospeso sopra a una luce azzurra che ricorda il mare, in una mostra che Francesca Alfano Miglietti definisce una sorta di «abbecedario delle tecniche artistiche». «Gli artisti immaginano mondi, e l'arte è il luogo del miracolo», spiega la curatrice, «Così Nicola Salvatore ha portato il mare a Milano, popolato dalle sue balene archetipe e letterarie».

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