RomaTecnici altamente specializzati, profili professionali qualificati «pronti» per il mondo del lavoro. A formarli saranno 58 Istituti tecnici superiori (ITS) che a partire dal prossimo settembre avvieranno percorsi formativi alternativi ai corsi universitari. I giovani che li frequenteranno diventeranno «super-tecnici» con un titolo di studio, riconosciuto per legge, in diverse aree: efficienza energetica; mobilità sostenibile negli ambiti della logistica, del trasporto aereo marittimo e ferroviario; innovazione del made in Italy nel settore della meccanica, della moda, alimentare, casa e servizi alle imprese; beni e attività culturali; informazione e comunicazione.
Il ministro dellIstruzione, Mariastella Gelmini, annuncia lavvio degli Its (dopo ben 37 anni dal primo tentativo di renderli operativi) definendoli «una risposta forte al tema della disoccupazione». Quella giovanile oggi in Italia è intorno al 28 per cento e i tassi dellabbandono scolastico sono ancora molto più alti della media europea: secondo i dati Istat diffusi ieri gravitano intorno al 19 per cento.
«Cè un gap tra le richieste delle imprese che vogliono tecnici sempre più specializzati e i numeri che la scuola riesce a formare - osserva il ministro - Noi dobbiamo dare risposte. Se da un lato vanno assecondate le inclinazioni dei giovani dallaltro dobbiamo fare opera di orientamento per restituire allistruzione tecnica una reputazione che riconosca la sua reale importanza. Genitori e studenti devono cambiare mentalità su questo fronte».
Gli Its non sono un perfezionamento della secondaria superiore ma un canale formativo di pari dignità rispetto a quello universitario. Il corso dura circa due anni, 4 semestri per 1.800/2.000 ore. Oltre alla didattica ed ai laboratori saranno obbligatori i tirocini da svolgere anche allestero per un periodo pari ad almeno 600 ore.
«Dal punto di vista giuridico gli Its sono fondazioni di partecipazione per poter integrare i fondi pubblici e quelli privati», spiega il ministro. Le Fondazioni, a ciascuna delle quali il ministero assegna per lavvio circa mezzo milione di euro, sono rappresentate da scuole, università ed imprese. Alla loro realizzazione hanno contribuito 16 regioni con il coinvolgimento di 110 istituti tecnici e professionali; 60 tra province e comuni; 200 imprese; 67 atenei e centri di ricerca; 87 strutture di alta formazione. Gli Istituti saranno a numero chiuso e visto lo stretto collegamento sul territorio con le imprese dovrebbe essere praticamente assicurato un posto di lavoro grazie allimpostazione: un mix di pubblico e privato gestito in collaborazione tra enti locali e imprese.
Qualcuno storcerà il naso per la natura mista pubblico privato? Sarebbe davvero un errore secondo Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per lEducation. «Dopo il 68 si fecero uscire i privati dai consigli damministrazione degli Istituti tecnici ma oggi si è finalmente capita limportanza di uno stretto collegamento tra scuola e imprese - dice Rocca - Imprese che non trovano sul mercato i tecnici di cui hanno bisogno. Confindustria ha messo in campo proposte concrete per valorizzare listruzione tecnica e rafforzare il legame scuola-imprese».
E il governo ha deciso di scommettere proprio sullapprendistato, stanziando 5 milioni di euro per realizzare in otto regioni progetti pilota per percorsi di apprendistato utili allassolvimento dellobbligo di istruzione, tracciando così un percorso di alta specializzazione che passa dallapprendistato e dagli Its per approdare con maggiori certezze al mondo del lavoro.
La maggior parte degli Its si trova in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia che ne hanno sette ciascuna. Nel Veneto sono sei e cinque in Sicilia. Tre in Abruzzo, Campania, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia e Toscana; in Friuli due; Molise, Sardegna e Umbria uno.
Tecnici col «superdiploma» per trovare subito lavoro
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